Orrore a Mariupol, cimitero a cielo aperto: scoperti 200 corpi tra le macerie di un grattacielo
La macabra scoperta arriva da Mariupol, ancora una volta. I corpi di 200 persone sono stati trovati tra le macerie di un grattacielo della città martire dell’Ucraina. La denuncia è arrivata via Telegram da un consigliere del sindaco della città, Petro Andryushchenko. E l’ha subito rilanciata anche la Bbc, che nel contempo ha precisato di non poter verificare le notizie in modo indipendente. Un dato, però, sembra essere drammaticamente certo: e riguarda la cronologia dell’ultimo orrore partorito dalla guerra. Secondo Andryushchenko, infatti, i cadaveri rinvenuti nell’edificio distrutto, sono stati trovati in «uno stato avanzato di decomposizione».
Mariupol, l’ultimo scempio: rinvenuti 200 corpi tra le macerie di un palazzo
Ancora una volta, un rifugio si è trasformato nell’ultima, drammatica dimora delle vittime. Anfratti lugubri che sono l’ultima testimonianza dell’orrore bellico e dello scempio sulle sue vittime, soprese e uccise nel tentativo di ripararsi da bombardamenti. Di nascondersi dall’avanzata del nemico. Vite stroncate e corpi martoriati per cui nemmeno ora sembra essersi rispetto e dignità. A quanto si apprende, infatti, i 200 cadaveri trovati tra le macerie di Mariupol durante lo smantellamento dei blocchi di un grattacielo vicino alla stazione di servizio suburbana-2 su Myru Avenue, non solo sono rimasti lì ben oltre il loro ultimo istante.
Corpi rinvenuti a Mariupol: i russi “improvvisano” un obitorio con cadaveri ammassati in strada
Ma, stando a quanto ha dichiarato il portavoce del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, sembra che i russi siano stati capaci di dilatare l’orrore della vicenda stipando un gran numero di cadaveri in un obitorio improvvisato vicino alla metropolitana, sulla strada. Come se non ci potesse essere fine all’orrore. E limite allo scempio. Una vergogna che dalle fosse comuni di Bucha dilaga fino al cimitero a cielo aperto di Mariupol. Uno strazio che la tempesta di immagini che travolge la rete fa rimbalzare oltre i confini della guerra. Ma che, al di là della realtà mediatica e virtuale, non trova davvero una dimensione umana in cui collocarsi e trovare giustificazione.