Pedrizzi (Federproprietà) svela il bluff dell’accordo sul catasto: “Draghi ha caricato l’arma delle tasse”
“L’accordo trovato tra le forze politiche sulla riforma del catasto accontenta tutti, soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative dove tutti devono dimostrare di aver portato a casa qualcosa. Nei fatti, però, praticamente cambia poco rispetto al testo originario che era uscito da Palazzo Chigi. Draghi carica l’arma a pallettoni per tassare ancora il patrimonio immobiliare, il prossimo governo poi deciderà se premere il grilletto”. Il responsabile del Settore Finanze e Tesoro di Federproprieta (Federazione Nazionale Proprietà Edilizia) Riccardo Pedrizzi, denuncia come la riforma del catasto e i recenti accordi politici non sgomberino del tutto il campo da quella che da qui ai prossimo anni potrebbe trasformarsi in una vera e propria patrimoniale.
La riforma del catasto resta una minaccia per i cittadini
“E’ vero che con la riformulazione proposta dell’articolo 6 della legge delega viene eliminato il riferimento esplicito “ai valori patrimoniali” del bene, che se fosse rimasto sarebbe stato un vero e proprio disastro, ma si conferma che le rendite catastali attuali saranno affiancate da una rendita ulteriore con aggiornamento periodico. E questa rendita sarà determinata in base ai criteri del Dpr 138/1998, quello che già consente ai Comuni di aggiornare i parametri catastali alle mutate condizioni degli immobili. Palazzo Chigi cosi non rinuncia a tenere aperta una finestra sui valori Omi (Osservatorio del mercato immobiliare) che indicano i prezzi di mercato divisi per zone: nel testo iniziale sarebbero stati il riferimento per rivedere i valori patrimoniali, ora rimangono come dato di consultazione nell’accesso alla banca dati catastale. Dunque – spiega – il ripensamento dell’operazione trasparenza voluta da Palazzo Chigi è più formale che di sostanza. Ogni immobile avrà due rendite: quella ufficiale di oggi, che è la base su cui si calcolano le imposte, e quella ‘ulteriore’, che misura la sua situazione aggiornata. La seconda non potrà essere utilizzata ‘per la determinazione delle basi imponibili”’ come recita la clausola anti-tasse che però era già presente nel primo testo. In tal modo i Comuni potranno utilizzare questo metro di valutazione per combattere l’evasione, rafforzando la lotta al sommerso immobiliare, sulla quale siamo perfettamente d’accordo”.
“E’ evidente – dice Pedrizzi – però che da questo tipo di accertamento potrebbero derivare anche aumenti di tasse a carico di chi oggi ne paga poche, per esempio per chi negli anni ha ristrutturato, ampliato, modificato la propria casa. L’unica differenza è, quindi, il riferimento esplicito all’Isee, che però già rientrava nelle “finalità fiscali” escluse dal primo testo come si sa. Dopo gli annunci della riforma del Catasto circa un anno fa, il mercato immobiliare aveva segnato il passo. Ora c’è da vedere come reagirà con questa nuova formulazione del testo. Da ciò si capirà, al di là di ogni pregiudizio ideologico, se la mediazione avrà raggiunto gli effetti sperati”, conclude il dirigente di Federproprietà.