Presidenzialismo, la sinistra blocca la riforma. Meloni: «Hanno vinto i giochi di palazzo»
Presidenzialismo, addio. Ancora una volta. Le barricate ideologiche a Montecitorio sono più forti delle battaglie per l’interesse comune. L’appello di Giorgia Meloni del primo pomeriggio sul presidenzialismo (adesso non ci sono alibi, vediamo chi vuole dialogare e chi scappa) non viene raccolto dall’Aula. Che, poco dopo le 17,30 approva l’emendamento ad hoc che sopprime l’articolo uno della proposta di legge di Fratelli d’Italia che prevedeva l’elezione diretta del capo dello Stato. Con 236 voti a favore, 204 contrari e 19 astenuti. A votare contro Pd, 5Stelle, Leu e gli ex grillini di Alternative. Le astensioni vengono dal partito di Renzi.
Presidenzialismo, la Camera boccia la proposta di FdI
Ettore Rosato, presidente di turno, al termine delle votazioni spiega che la proposta “si intende interamente respinta”. Una grande occasione mancata. “Io chiedo alla maggioranza di non votare gli emendamenti soppressivi a questa proposta”. Così la leader di Fratelli d’Italia prima del voto. “E di parlare di come garantire un futuro a questa nazione. Nell’interesse dei cittadini e non dei partiti”. Azzoppare la riforma semipresidenziale proposta dal partito della Meloni è stato più forre del dialogo per mettere mano a una riforma seria, che si trascina da anni. Per dare all’Italia un nuovo sistema in grado di uscire dallo stallo attuale all’insegna della governabilità.
Meloni: una grande occasione mancata
Quello sul presidenzialismo “è un dibattito che ha attraversato tutta la storia repubblicana“, dice la Meloni. Convinta che sia arrivato il momento per cambiare “le sorti di questa nazione”. “Non è un formalismo costituzionale. Ma la madre per tutte le riforme per chi pensa che la sovranità appartiene al popolo come stabilisce la Costituzione. Ma così non è andata. “Hanno votato un emendamento soppressivo, non hanno neanche voluto discutere. Io li avevo sfidati in aula”, commenta la leader di FdI, “invece hanno votato il soppressivo e questo vuol dire che vogliono continuare con i giochi di palazzo. Perché hanno paura che non eleggerebbero chi vogliono loro”. Soddisfatta, invece, per l’ottima performance del centrodestra. Che ha votato compatto, perché “sulle grandi questioni siamo uniti”.
Rampelli: la democrazia parlamentare è un alibi
Troppi gli interessi di bottega in campo. La pensa così Fabio Rampelli. “Se ci fosse stata l’elezione diretta del Capo dello Stato il Partito democratico, in tutte le sue diverse forme nominalistiche, non avrebbe mai governato. La democrazia parlamentare – dice il vicepresidente della Camera – è diventato il loro cavallo di Troia per assediare Palazzo Chigi. Salvo poi governare a colpi di fascistissimi decreti legge e fiducie. Sarà mai possibile riformare la Costituzione con questa sinistra? Sì ma solo se la riformano loro”. Anche per Maurizio Lupi di Noi con l’Italia la Camera oggi ha preso un abbaglio. “Questo Parlamento, dopo aver approvato la peggiore riforma costituzionale della propria storia, quella del taglio dei parlamentari, fatta senza aver toccato l’assetto istituzionale, rischia di sprecare di l’opportunità di approvare il presidenzialismo. È paradossale che proprio i paladini della democrazia diretta, siano oggi contrari all’elezione del Capo dello Stato da parte dei cittadini”.
La sinistra ricomincia con l’allarme tirannide
Ma la vulgata del centrosinistra è sempre la stessa: no all’uomo solo al comando. “Cosa significa presentare un testo di questo genere a 10 mesi dalla fine legislatura? Significa fare propaganda”. Parola di Stefano Ceccanti. “Per questo noi non abbiamo presentato alcun emendamento, per segnalare che non si diceva no al fine, ma alla scelta dei tempi e dei modi”, dice il deputato dem. Per i grillini, neanche a dirlo il presidenzialismo è un pericolo. Anche loro si uniscono alla narrazione dell’allarme tirannide. “Il presidenzialismo non è la soluzione per i problemi del nostro sistema politico-istituzionale”, dice la pentastellata Vittoria Baldino. Per il Movimento 5 Stelle la proposta di Fratelli d’Italia è solo fumo negli occhi dei cittadini”. Soltanto all’apparenza più realistici i renziani. Che bocciano la proposta di FdI dietro l’alibi del ‘non c’è tempo’. “A 11 mesi dalla fine della legislatura e dobbiamo essere seri. Capisco che serve una bandierina da sventolare in campagna elettorale”, commenta a caldo Marco Di Maio di Italia Vivia. “Detto questo noi riconosciamo il merito a questa proposta di legge di aprire una discussione sulla possibilità di una riforma della nostra forma di governo”.