Report rifila la solita ridicola trama nera e mette in mezzo Delle Chiaie per la strage di Capaci
Una pista nera non si nega a nessuno. E lo sa bene Report, avanguardia del giornalismo pistarolo, che mette in mezzo Stefano Delle Chiaie per l’omicidio di Giovanni Falcone. Con una inchiesta che alcuni giornali hanno pensato bene di anticipare dando fiato alle trombe del sensazionalismo manettaro. Ovviamente è Il Fatto a distinguersi in queste operazioni (dedica due pagine al presunto scoop). Sigfrido Ranucci (lo scorso inverno finito al centro di una storiaccia di querele e presunti dossieraggi) e Marco Travaglio si danno una mano nell’agitare polveroni di questo genere.
Ma vediamo cosa avrebbe scoperto Report, trent’anni dopo la morte di Falcone, di tanto eclatante da meritare titoloni di apertura. C’è il solito pentito, Alberto Lo Cicero, ex informatore della polizia, e c’è la sua compagna, che racconta a Report che Delle Chiaie sarebbe andato a Capaci a fare un sopralluogo in un tunnel che sarebbe poi servito per nascondere il tritolo che avrebbe fatto saltare l’auto di Falcone.
Trovato il “supervisore nero” della strage di Capaci, che non si può difendere perché è morto nel settembre del 2019, volete che non c’entri qualcosa anche la P2 di Licio Gelli? Ma certo che sì. I due – Gelli e Delle Chiaie – si vedevano per organizzare i delitti di Stato in chiave anticomunista. Insomma, la solita pappa. Il legame poi lo scova Il Fatto: Delle Chiaie si telefonava con Domenico Romeo, fratello della compagna di Lo Cicero. Fili labili, ignorati dagli inquirenti, ma che grazie a Report costituiscono ora l’ordito dell’ennesima trama nera.
Per inciso, lo stesso Fatto quotidiano deve riconoscere che Delle Chiaie “fu indagato e sempre prosciolto o assolto per le più importanti stragi ‘nere’ da piazza Fontana a Milano, nel 1969, a quella di Bologna alla stazione del 1980”. Del resto che fine fanno gli scoop di Report è cosa nota: lo abbiamo appena visto con l’inchiesta lombarda sui camici del cognato del governatore Fontana. Tutto archiviato. Eppure quell’inchiesta è servita a gettare fango su un’istituzione impegnata allo stremo nella lotta al Covid. A lanciarla era stato, manco a dirlo, il solito Report.
L’indagine – ricorda Il riformista – colonizzò le prime pagine per mesi. Fra i più accaniti supporter della procura milanese, Report, i quotidiani del gruppo Gedi e l’immancabile Fatto Quotidiano. Feroce, come da copione, la strumentalizzazione della politica, con l’asse Pd-M5S che in Lombardia è all’opposizione da sempre, alla ricerca delle dimissioni del governatore”. Era solo fuffa. Come quella presentata oggi come esplosiva “rivelazione” sulla strage di Capaci. Operazione che nulla aggiunge a quella pagina luttuosa e che produce solo un inutile schiamazzo al fine di ottenere qualche punto di share (e non è nemmeno detto che ci riesca).