Ricolfi: “La sinistra ignora il popolo. La destra moderna della Meloni è più vicina alla gente”
«La destra si evolve con Giorgia Meloni, più moderna e vicina alla gente». Almeno quanto la sinistra main stream sembra avvitarsi su stessa, ormai «diventata bigotta, intollerante, insensibile alle istanze dei ceti popolari». È questa l’equazione che il sociologo Luca Ricolfi stila e spiega nell’arco di una ampia intervista che Pietro Senaldi propone a tutta pagina sull’edizione odierna di Libero. Una riflessione che, nell’analizzare a 360 lo stato di salute della nostra politica – dalla scelta dei contenuti alla loro comunicazione – l’accademico interpellato delinea partendo da un presupposto base: sta cambiando qualcosa nei valori fondativi e nelle battaglie della destra e della sinistra. Che, al momento, sembrano essersi scambiati i ruoli…
Ricolfi, la sinistra? È diventata «bigotta, intollerante, insensibile alle istanze dei ceti popolari»
Sembra una iperbole, ma non lo è. E Ricolfi ne spiega il perché. «Il problema è che “la sinistra non è più di sinistra”, come ebbe a notare già una ventina di anni fa Alfonso Berardinelli. Quindi chi tiene saldi alcuni principi di sinistra, tipo la difesa dei ceti popolari. La lotta contro la censura. La parità delle condizioni di partenza, deve amaramente ammettere che la sua parte politica, almeno nella sua componente riformista, li ha clamorosamente traditi». Restando la sinistra, peraltro – come dice sempre Ricolfi – «ossessivamente fissata su migranti e diritti civili (rivendicazioni LGBT, eutanasia, ecc.)». Una rivisitazione a cui, in risposta a un’altra domanda, Ricolfi aggiunge anche: «Per non parlare delle preoccupazioni di tante femministe, in radicale dissenso con le teorie gender e le rivendicazioni del mondo trans».
«La destra di Giorgia Meloni è più moderna, parla di contenuti ed è più vicina alla gente»
Di contro, «mi ha colpito, nella relazione introduttiva di Giorgia Meloni alla convention di Fratelli d’Italia, ascoltare una appassionata difesa dell’uguaglianza delle condizioni di partenza come precondizione del merito e come strumento essenziale per far ripartire l’ascensore sociale», asserisce il sociologo. «È come se i due principali partiti italiani si fossero scambiati i ruoli. Al Pd non di rado piacciono cose che fino a ieri avremmo definito di destra. A Fratelli d’Italia talora piacciono cose che eravamo abituati ad associare alla sinistra».
Ricolfi: «Quello del rapporto con il fascismo è un non-problema»
Già, contenuti e non chimere ideologiche lasciate indietro nella corsa a conquistare il governo del Paese. Tanto che, nella sua disamina, Ricolfi aggiunge un dato sulla Meloni e sulla convention milanese a cui il sociologo come noto ha partecipato, che spiazzerà gli ambienti progressisti. E che a sua detta rappresenta una delle novità emerse dalla tre giorni milanese della leader di Fratelli d’Italia, che si è svolta nello scorso fine settimana.
«Il partito di Letta ignora il popolo, quello della Meloni gli parla di contenuti»
Ossia: «Già solo il fatto di parlare di contenuti, e farlo anche con esponenti più o meno dichiarati della sinistra, è un atto di grande apertura. Ma in questo giudizio sono influenzato da una mia idea personale, che molti non condividono: e cioè che quello del rapporto con il fascismo sia un non-problema. O meglio un problema che è stato archiviato 27 anni fa da Fini, con la svolta di Fiuggi. Chiedere ulteriori abiure sarebbe come se, alla fine degli anni ’80, qualcuno avesse chiesto ai socialdemocratici tedeschi di ribadire il loro distacco dal comunismo, avvenuto a Godesberg nel 1959».
«Fratelli d’Italia è in evoluzione, da almeno 8-10 anni»
Non solo. «Fratelli d’Italia – aggiunge il sociologo – è in evoluzione, da almeno 8-10 anni. Mi colpì a suo tempo (era il 2014) la decisione di Giorgia Meloni di sottoscrivere una proposta di sinistrissima della fondazione Hume (si chiamava maxi-job), che capovolgeva le politiche fiscali liberiste, puntando tutte le carte su politiche di ispirazione keynesiana (decontribuzione per le imprese che aumentano l’occupazione). Mi parve una (sorprendente) mossa di sinistra, non a caso sottoscritta anche da Susanna Camusso, allora segretaria della Cgil». E poi, alla fine della fiera, molto semplicemente Ricolfi rileva come, proprio per la kermesse milanese, la leader di Fratelli d’Italia «ha aperto i lavori del partito alle migliori intelligenze d’Italia, senza badare più di tanto alle loro opinioni politiche».
«Stare quasi sempre al governo ha reso il Pd iper-sensibile alle istanze dell’establishment?»
Mentre, nell’approccio al dibattito – sottolinea l’intervistato – «che si tratti di migranti. Diritti civili. Tasse. Campagna vaccinale. Guerra in Ucraina, la postura del principale partito di sinistra è sempre quella: noi siamo illuminati, voi siete opportunisti. Disertori. Retrogradi. Incivili. Disumani. L’intolleranza è una conseguenza logica della credenza, profondamente illiberale, di avere il monopolio del Bene». E allora, alla fine della lunga analisi, l’intervista a Ricolfi si chiude con una risposta che apre a un altro interessante interrogativo. Ossia: «Non sarà che stare quasi sempre al governo ha reso il Pd iper-sensibile alle istanze dell’establishment, e stare quasi sempre all’opposizione ha lasciato più libertà di movimento, ma anche di elaborazione politica, al partito di Giorgia Meloni?»…
il popolo è per la pace, solo le “elite”, le classi dirigenti al potere sono per la guerra, chi per convinzione, chi perché impazzito, chi per non perdere l’adorata poltrona. A Mosca oceanica manifestazione, a Kiev solitaria passeggiata di Z in una città deserta. Ieri nelle città ucraine sotto i controllo russo molta gente a riunirsi, manifestare e celebrare la vittoria, nei luoghi ucraini sotto il controllo di Z neanche un cane.