Rotondi: «Berlusconi è un atlantista da sempre. Non deve dare prove né ad avversari né al suo partito»
“Silvio Berlusconi è un atlantista a prova trentennale. Ha sempre schierato il centrodestra e i suoi governi dalla parte dell’Occidente. È un difensore dell’Europa, un leader del Ppe. Il solo premier italiano che abbia parlato al Congresso americano”. Così Gianfranco Rotondi , vicepresidente azzurro del gruppo alla Camera. Che difende a tutto tondo l’operato dell’ex premier dalle accuse di avere una posizione ambigua sulla guerra russo-ucraina. “Insomma Silvio non deve dare prove ad alleati ed avversari, figuriamoci al suo stesso partito, Forza Italia. Che ha proseguito la politica estera della Dc. Che, in forza della collocazione geografica dell’Italia, si qualificava ‘amica della Russia ma alleata dell’America‘”. Il presidente di ‘verde è popolare’ insiste: al Cavaliere non servono patenti di atlantismo ed europeismo.
Rotondi: Berlusconi è atlantista da sempre
Qualche giorno fa Berlusconi è finito nel mirino, accusato di non essere stato chiaro nei rapporti con Mosca. Di non aver preso ufficialmente le distanze da Vladimir Putin. Non soltanto dagli avversari di centrosinistra. Dentro Forza Italia, dopo il terremoto per la scelta di Lucia Ronzulli a coordinatrice della Lombardia, Mariastella Gelmini ha dato fuoco alle polveri. Seccata e sorpresa dalle parole del leader azzurro sulla guerra russo-ucraina. “Non potevo credere ai miei occhi, quando ho letto quei resoconti. Siamo un movimento politico filo atlantista, europeista, siamo nel Ppe e ci siamo chiamati in passato Popolo della libertà. Per la quale gli ucraini stanno combattendo. Il tempo di Pratica di Mare purtroppo è finito”, ha dichiarato la ministra di Forza Italia. “E oggi ogni ambiguità di filo-putinismo reca danno all’Italia e incrina la necessaria unità del Paese. Io sto dalla parte dell’Ucraina, dell’Ue e della Nato. Bene la precisazione di Berlusconi. Ma mi spiace non avere ancora sentito un sì forte e convinto all’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Né alla decisione di 40 Paesi democratici del mondo di sostenere anche militarmente gli ucraini”