Salvini, il viaggio a Mosca diventa un terremoto che scuote la leadership del Capitano
Il viaggio a Mosca con relativa proposta di pace, organizzato con un ex consigliere comunale di Frattaminore, Antonio Capuano, sta creando il vuoto attorno a Matteo Salvini. E un crescente imbarazzo nel partito, dove riaffiora il malumore di Giancarlo Giorgetti. Ma l’affaire si allarga a macchia d’olio: c’è il disappunto di Palazzo Chigi, e ancora l’irritazione della Farnesina, e il Vaticano (tirato in ballo) che si tira indietro.
Il Copasir accende i riflettori su Antonio Capuano
Capuano ha rivelato dettagli del piano di pace che interessano anche il Copasir. Il Comitato per la sicurezza della Repubblica sta valutando l’apertura di un dossier che avrebbe al centro proprio la figura di Antonio Capuano.
Il Corriere riferisce che Elio Vito, che del Copasir fa parte, “ha presentato un’interrogazione a Draghi e a Di Maio per sapere se fossero informati degli incontri di Salvini e Capuano con ambasciate straniere, che per il deputato di Forza Italia «possono compromettere la nostra sicurezza nazionale». Il Copasir, che nel 2019 si era occupato del caso Moscopoli, non acquisirà documenti e informazioni sul segretario della Lega, non avendo titolo per valutare l’attività politica di un parlamentare che non abbia violato un segreto di Stato o messo a rischio la sicurezza del Paese. Ma Capuano parlamentare non lo è più ed è su di lui che potrebbero accendersi le luci del Copasir”.
Il Pd scalpita e vuole che Draghi sconfessi Salvini
Ma si muove anche il Pd, che pretende dal premier Draghi una sconfessione dell’iniziativa di Salvini che giudicano del tutto inopportuna.
“Se c’è irritazione al Vaticano – scrive il Corriere – a Palazzo Chigi c’è sconcerto, coperto da una buona dose di cautela e realismo politico. Il premier, come ha detto Giorgetti, ne ha «le scatole piene» di cercare la sintesi tra i partiti. L’aggressione della Russia all’Ucraina ha innescato una crisi senza precedenti dai tempi delle Torri Gemelle e della guerra in Iraq, eppure il premier può contare sull’atlantismo incondizionato di Letta, ma non sulla sintonia con Conte, Berlusconi e Salvini: tre leader non certo schierati dalla parte di Kiev. Fonti di governo partono da qui per spiegare perché a Palazzo Chigi si sia scelto di non reagire, pur sapendo che visti, bagagli e biglietti aerei erano pronti. Per quanto l’iniziativa di Salvini possa essere ritenuta grave e inopportuna, Draghi non lo ha ancora convocato per un chiarimento”.
L’appuntamento parlamentare del 21 giugno
Il motivo è semplice: il 21 giugno, prima del Consiglio Ue del 23 e in vista del G7 e del vertice Nato, Draghi farà le sue comunicazione al Parlamento, in Senato, e Giuseppe Conte lo aspetta al varco per riproporre il suo no alle armi a Kiev. Il premier ha dunque bisogno del voto di tutti per neutralizzare l’assalto pacifista.