Tg2 sotto attacco, ancora minacce a Sangiuliano: il simbolo delle Br nell’ascensore della Rai
Ancora intimidazioni contro il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano: nell’ascensore della Rai – dove è comparsa una stella a cinque punte – si torna a evocare lo spettro del terrorismo. A quanto apprende l’Adnkronos, sul ritrovamento del simbolo delle Brigate rosse negli uffici della tv di Stato a Roma, immediatamente denunciato alla polizia, sarebbero già in corso i rilievi della Digos. Immediata la solidarietà incondizionata e bipartisan scattata nei confronti del direttore che, a partire dalle dichiarazioni di Giorgia Meloni sul caso. E che da Conte a Salvini. Da Di Maio a Calenda. Passando per la presidente del Senato Casellati, ha espresso una sola voce: di sdegno, viva riprovazione e vicinanza al giornalista e scrittore.
Sangiuliano, altre minacce: stella a cinque punte delle Br nell’ascensore della Rai
Un professionista, un uomo, vittima da tempo di una lunga storia di intimidazioni. Una situazione che già due anni fa il direttore del Tg2 denunciava in un post su Facebook, in cui segnalava di essere «bersaglio quotidiano di minacce e invettive», per non essere «in linea con la vulgata dominante». Aggiungendo anche che: «Una cosa è certa non mi piegherò mai, perché lo devo alla mia dignità».
Meloni, «solidarietà a Tg2 e Sangiuliano. L’informazione libera è il pilastro della democrazia»
Così, mentre la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in un tweet ha espresso piena «solidarietà alla redazione del Tg2 e al direttore Gennaro Sangiuliano per il vile atto intimidatorio. L’informazione libera è un pilastro indiscutibile della democrazia». Invocando a viva voce «la condanna unanime da parte di tutte le forze politiche: è doverosa». Intervenendo sul caso, il senatore forzista Maurizio Gasparri nel suo messaggio di vicinanza al direttore Rai ha puntato l’accento sullo spettro del terrorismo rosso evocato nel messaggio minaccioso. «Ovviamente non penso che siano risorte le Br – ha rilevato l’esponente azzurro –. Ma che sia spuntato il loro simbolo nell’ascensore del Tg2 dopo le polemiche sul direttore Sangiuliano, e le maniacali e infondate denunce e contestazioni di esponenti politici, non è casuale. Siamo per fortuna lontani dagli anni di piombo. Ma circolano troppi cervelli di segatura. Solidarietà al Tg2. Quella delle Br fu una sanguinosa e lunga storia di terrorismo comunista che non va evocata nemmeno per scherzo».
“Caso Sangiuliano”, dalle polemiche dei giorni scorsi, alle minacce di ieri…
Già, perché le minacce e le polemiche che negli ultimi giorni hanno contribuito a montare il “caso Sangiuliano”, con la sinistra all’attacco del direttore del Tg polemizzando sull’intervento da lui tenuto alla conferenza programmatica di Fdi. E indirizzato per motivi a loro dire di opportunità politica – salvo esimersi dal farlo non eccependo obiezioni quando lo stesso giornalista ha moderato in passato dibattiti alla Festa dell’Unità tanto cara alla sinistra – forse ha infranto la regola del mainstream. Quella che riassume emblematicamente nel suo tweet sul “caso Sangiuliano” appunto, Marcello Veneziani. Che scrive: «Appena un giornalista, un direttore Rai, si sottrae all’Intellettuale Collettivo di Sinistra che pensa con una sola testa e ripete la Voce del Padrone, viene attaccato. Il racket dell’informazione è Cosa nostra».
Avvisi e minacce: una lunga scia di precedenti
Del resto, già nelle passate di questo cammino nella bufera delle polemiche. Delle recriminazioni. E delle intimidazioni, il direttore del Tg2 ha ribadito più e più volte di essere diventato il «bersaglio quotidiano» di «minacce» e «invettive», per non essere «in linea con la vulgata dominante». Come in un post su Facebook, pubblicato ormai due anni fa, in occasione di altre ingiurie e moniti. Un messaggio in cui Sangiuliano scriveva: «Non dormire la notte. Svegliarsi di soprassalto. Essere bersaglio quotidiano indicato all’indice come pubblico scandalo, oggetto delle invettive (quasi sempre basate su fatti inesistenti)».
Le parole del direttore del Tg2 in un post di due anni fa
Centrato nel mirino «di una parte della folla del web come si faceva nelle piazze spagnole durante l’epoca dell’inquisizione quando ognuno passava e sputava sulla vittima inerte», «mi fa pensare anche che un po’ sono fortunato perché se questa condizione l’avessi vissuta negli anni Settanta qualcuno sarebbe passato alle vie di fatto». Una evocazione del fantasma Br che ieri è ricomparso nell’ultimo sfregio vergato in un ascensore. L’ultimo episodio di una lunga, inaccettabile, serie di intimidazioni rivolte al direttore del Tg2.
basta pagare il canone.