Ucraina, ora Berlino vuole l’embargo del petrolio russo. Gaffe di Cingolani sui pagamenti in rubli

2 Mag 2022 19:47 - di Redazione
Embargo

Un sesto pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia. È quanto potrebbe decidere la Commissione europea includendovi probabilmente anche un divieto, graduale e con qualche eccezione, di importare petrolio da Mosca. Un giro di vite che ora troverebbe favorevole persino la Germania, finora a capo dei Paesi più prudenti sull’ipotesi di embargo. Anzi, è proprio il governo di Berlino a dettare la linea al Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia Ue. Nel frattempo, si sta già muovendo per tagliare «il prima possibile» la sua dipendenza energetica da Mosca. A dichiararlo, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock in un’intervista all’emittente Ard.

La Germania dice “sì” all’embargo

Prima di lei era stato il suo collega dell’Economia e della Protezione climatica, Robert Habeck, a definire la Germania come «non contraria» all’embargo del petrolio russo. «Ovviamente – ha rimarcato – è un carico pesante da sopportare, ma siamo pronti a farlo». La nuova posizione tedesca trova sponda immediata nel governo polacco, da sempre schierato tra i “falchi” anti-russi. «È un passo assolutamente necessario da compiere nel prossimo pacchetto di sanzioni» ha detto, la ministra del Clima e dell’Ambiente, Anna Moskwa. Resta invece contraria l’Ungheria. «Non dovremmo imporre sanzioni che danneggerebbero prima noi stessi e non quelli che vorremmo sanzionare», ha spiegato il capo dell’ufficio del primo ministro ungherese, Gergely Guiyash. Una volta approvato, mercoledì il pacchetto andrà all’esame del Coreper (il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue).

Il ministro italiano smentisce, ma non troppo…

Il via libera all’embargo dipenderà però dagli Stati, alcuni dei quali nutrono timori verso una misura che potrebbe ripercuotersi negativamente sulle economie europee. Intanto fanno discutere le dichiarazioni attribuite dal sito Politico.eu al ministro Roberto Cingolani (nella foto), secondo cui le aziende europee dovrebbero pagare temporaneamente il gas russo in rubli come chiesto da Mosca. Auspicando in merito un «rapido e molto chiaro pronunciamento da parte della Commissione europea». Parole che sembrano incrinare la compattezza Ue contro la Russia. E questo spiega perché fonti del Mite abbiano sentito il bisogno di precisare. In realtà, gli uffici del ministro contestano il titolo (“L’Italia apre al pagamento in rubli del gas russo“) giudicandolo «fuorviante» e «non corrispondente alla posizione espressa da Cingolani che non ha mai aperto ad un pagamento in rubli».

 

 

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