“Un sacchetto in testa, poi l’abbiamo strangolata a mani nude”: le parole atroci delle figlie della Ziliani
Non era soltanto una «prova» di avvelenamento, per testare i dosaggi e gli effetti degli ansiolitici, circa tre settimane prima dall’omicidio di Laura Ziliani. Ma un tentativo vero e proprio di omicidio. L’hanno ammesso, Silvia e Paola Zani, e Mirto Milani (fidanzato della prima e amante della seconda), nei lunghi interrogatori al pm in carcere: «Ad uccidere Laura, ci avevamo già provato, a metà aprile, mettendo i farmaci in una tisana dopo cena». Ma qualcosa è andato storto. Le confessioni choc del “trio criminale” riportate dal Corriere della Sera sono raccapriccianti. Avrebbero dapprima stordito la donna con un ansiolitico sciolto in una tisana, aspettando poi che si addormentasse. A quel punto avrebbero cercato di soffocarla con un sacchetto in testa, stretto con una fettuccia di velcro. Ma – visto che non riuscivano a stringere a sufficenza il nodo – Mirko Milani e la sua fidanzata Silvia avrebbero deciso di finirla a mani nude: strangolandola, venendo infine aiutati da Paola (l’altra figlia) a caricare il cadavere nell’auto prima di abbandonarlo in un bosco vicino a casa.
Omicidio Ziliani, la confessione choc delle figlie
Una volta resa inerme dagli ansiolitici, «le abbiamo messo un sacchetto in testa e abbiamo provato a strangolarla con una fettuccia in velcro». La sete d’aria ha provocato le convulsioni, si agitava, Laura. Non moriva. «E allora l’abbiamo strozzata con le mani». Poi, in auto, di notte, l’hanno trasportata lungo l’argine del fiume. Fa orrore la terribile dinamica dell’omicidio di Laura Ziliani, avvenuto a Temù il 7 maggio dello scorso anno. I tre criminali hanno dato una versione dell’origine dell’omicidio: un rapporto familiare divenuto ingestibile e, a dettta delle due, insostenibile: hanno sostenuto che la mamma le trattava come delle fallite. Rinfacciava loro di non aver mai realizzato nulla nella vita.
Le figlie di Laura Ziliani: l’abbiamo uccisa perché ci sminuiva
La madre- hanno raccontato le figlie- le avrebbe perennemente sminuite a fronte, invece, dei tanti risultati che lei aveva ottenuto nel corso della sua vita. Dopo essersi chiuse nel silenzio, hanno deciso di parlare e ammettere le proprie responsabilità a un anno dai fatti e in prossimità della richiesta di rinvio a giudizio. I moventi addotti dai tre naturalmente non convincono gli inquirenti. Secondo i quali i tre giovani avevano progettato di uccidere Luara Ziliani, per mettere le mani sulle sue rendite e sui suoi soldi.