Veronafiere, l’autogol del Pd sulle quote rosa: “processa” Sboarina e finisce svergognato
A Verona diventa un caso da campagna elettorale la nomina del nuovo Cda di Verofiere, composto da soli uomini. La sinistra, capeggiata dal Pd, ha impugnato la clava delle quote rosa, cercando di colpire il sindaco uscente e ricandidato per il centrodestra, Federico Sboarina, ricavandone però solo una figuraccia. Sboarina, infatti, ha avuto gioco facile nel ricordare che delle quote rosa «a sinistra ne parlano, ma non le applicano», oltre che nel rimarcare che Veronafiere, tra pubblici e privati, ha 11 soci che hanno votato all’unanimità il nuovo Consiglio di amministrazione.
Sboarina: «Le quote rosa sono un problema a sinistra»
La polemica è anche uscita dal territorio, per arrivare fino al livello nazionale con dichiarazioni indignate, tra gli altri, dei parlamentari Pd Francesco Boccia e Beatrice Lorenzin. Oggi si è fatta sentire anche il ministro per le Pari opportunità, Elena Bonetti di Italia Viva, che su Facebook ha parlato di «fatto grave». E per lo meno il suo partito esprime due ministri donna. Il Pd, che ha alzato questo polverone, invece, come ricordato da Sboarina, «nel governo Draghi ha scelto tre maschi: Lorenzo Guerini, Andrea Orlando e Dario Franceschini. Il centrodestra tre donne: Mariastella Gelmini, Erika Stefani e Mara Carfagna».
«Direi – ha quindi commentato Sboarina – che le quote rosa sono un problema più a sinistra che a destra, solo che il Pd è senza vergogna e ci costruisce addirittura una inutile polemica elettorale sul nuovo cda di Veronafiere», composto da sette membri scelti e presieduto da Federico Bricolo.
Il Pd «ne parla, ma non le applica. Anche in Comune»
Dunque, delle quote rosa «a sinistra ne parlano, ma non le applicano», ha proseguito il sindaco, sottolineando che «anche in Comune hanno fatto uguale». Infatti, «negli anni scorsi, senza i riflettori delle campagne elettorali, il partito ha indicato solo maschi per le nomine di molte aziende partecipate comunali, per il vicepresidente del Consiglio comunale e il capogruppo». «Non avevano donne all’altezza?», ha quindi chiesto Sboarina, rispedendo al mittente la domanda posta a lui.
Una scelta unitaria di tutti i soci di Veronafiere
«La professionalità delle donne è una cosa seria, che esiste e non va strumentalizzata. Invece la sinistra fa bagarre senza nemmeno sapere di cosa sta parlando», ha quindi aggiunto il primo cittadino, ricordando che «Veronafiere non è a controllo pubblico e la composizione del Cda è libera come per qualsiasi Spa. Basta vedere i Cda tutti azzurri di tante aziende editoriali e di primari gruppi industriali italiani. Come fa ogni azienda, anche per Veronafiere sono state individuate le competenze ritenute migliori per gestire questa fase industriale, con il rilancio dopo due anni di Covid. La lista unitaria degli 11 soci, compresi quelli privati, è stata composta pensando all’interesse aziendale, non ai consensi elettorali di qualche lobby partitica».
Sboarina: «FdI unico partito con un leader donna»
«E comunque – ha sottolineato ancora Sboarina – il mio partito è l’unico in Italia ad avere una donna come leader, in FdI la parità di genere non è solo di facciata, così come a Veronafiere dove molti ruoli chiave ai livelli apicali sono occupati da donne. Direi che se la sinistra e i suoi sodali volevano trovare un argomento da campagna elettorale, lo hanno fatto – ha concluso – gettando inutile fango su uno degli asset strategici dell’economia veronese. A chi giova?».