A Roma l’Expo 2030? Carlo Verdone scettico: “Con questi rifiuti e queste buche per le strade…”
Roma in campo per provare a conquistare l’Expo 2030, su cui da ieri è chiamato a valutare il Bie, il Bureau international des expositions, in seduta a Parigi. Molti gli ostacoli, importanti i concorrenti. L’obiettivo è convincere la maggioranza dei 170 Paesi lì rappresentati a preferire Roma alla sudcoreana Busan, alla saudita Riad e all’ucraina Odessa.
Il progetto sarà al vaglio del Bie a gennaio
Il progetto presentato ieri a Parigi dall’ambasciatore Gianpiero Massolo, su commissione del Comune di Roma, sarà valutato dal Bie tra gennaio e marzo prossimi, quando gli ispettori del Bie verranno a Roma a verificare se quel che è scritto nel progetto è realistico. Oggi il Messaggero, su questa grande opportunità per la Capitale, intervista il popolare attore Carlo Verdone, che si dichiara entusiasta ma senza nascondersi le difficoltà di renderla presentabile, come qualche giorno fa avevano fatto altri due grandi aristi, Antonello Venditti e Francesco De Gregori.
Expo 2030, speranza e timori di Carlo Verdone
“Expo permetterebbe a Roma di ripartire. Le offrirebbe il dovuto restyling visto che oggi, e mi piange il cuore dirlo, la città è in declino sotto tutti i punti di vista. Al di là dei problemi cronici come le buche, l’immondizia e la burocrazia, negli ultimi mesi hanno chiuso alberghi, ristoranti, negozi e tante altre attività. E la pandemia ha aggravato la situazione. Per rimettere in piedi Roma e farla ripartire seriamente servirebbe proprio un evento globale come l’Expo. Un po’ com’ è successo nel 2000 quando, per il Giubileo, la città venne rinnovata con iniziative e infrastrutture”.
Per Verdone la storia, la cultura e la capacità di attrarre turismo sono elementi trainanti del progetto. “Esistono tanti imprenditori capaci e motivati che hanno voglia di lavorare per far ripartire la Capitale. Bisogna scegliere i migliori secondo onestà e trasparenza, senza imbrogli o scandali. E queste persone vanno messe in condizione di lavorare immediatamente, il 2030 è dietro l’angolo. Tenendo presente che un altro grande appuntamento, il Giubileo 2025, consentirebbe di operare in sinergia. Non si può perdere tempo. Ma bisogna fare attenzione al più grande nemico, sabotatore di qualunque progetto o iniziativa: la burocrazia, il male peggiore di Roma”.
L’incapacità di risolvere il problema dell’immondizia
Pessimismo, invece, sulla solita emergenza amministrativa, che neanche la giunta Gualtieri sembra avere affrontato. “Andrebbe risolto una volta per tutte il problema dell’immondizia. E le strade andrebbero riparate, soprattutto quelle più pericolose. Servono interventi radicali, al riparo dai tabù: mi riferisco ai sampietrini che potrebbero rimanere nel centro storico, per carità, ma dove rappresentano un intralcio andrebbero rimossi. Bisognerebbe inoltre potenziare le periferie perché la città non è soltanto Piazza Navona, il Pantheon o il Colosseo. E poi mi sta a cuore lo Stadio Flaminio. Mi fa male vederlo in uno stato di totale decomposizione. Qualcuno ci dica cosa vogliamo farne. È recuperabile? Se sì, bisogna assolutamente restaurarlo. Ma se non lo è, che venga abbattuto. È semplicemente indecente lasciarlo nell’attuale stato di degrado”.