Alpini, dopo la bufera solo una denuncia. Favero: ora denunceremo noi le femministe

1 Giu 2022 10:38 - di Chiara Volpi
Alpini

Alpini, tanto rumore per nulla. Una strumentalizzazione, quella delle femministe e dei detrattori dello storico corpo militare da montagna altamente specializzato dell’Esercito Italiano, che oggi il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Favero, torna a difendere. Sulla base dei fatti e non del chiasso che ha sollevato il polverone mediatico sui comportamenti agiti nei confronti di diverse donne, quasi tutte impiegate nel settore della ristorazione. Un caso, quello della “contro adunata” montato e strumentalizzato, si evince dall’amara disamina che oggi Favero propone dalle colonne di Libero.

Alpini, parla il presidente Ana Favero: ecco la verità

Una vicenda che ha messo in discussione valori. Ruolo. Operato storico e immagine delle truppe montane. Elementi – non parole – che non possono essere «compromessi», insiste il numero uno dell’associazione, «da episodi isolati. Il 99,9% delle Penne Nere e dei nostri associati è gente seria, che si impegna, lavora, dà una mano, che mai si è tirata indietro dinanzi a qualsiasi calamità o emergenza. E che incarna lo spirito del sacrificio e della condivisione. Questo è il vero valore degli Alpini e di tutti i suoi associati. E di questo non è stato tenuto minimamente conto, gettando fango addosso a una categoria». Fatti, non parole, comprovati soprattutto da un dato. Dirimente: dopo un mese c’è un solo esposto per le presunte molestie di Rimini…

«Fango gettato su storia, uomini e valori»

Non usa retorica o inutili perifrasi, Sebastiano Favero, per difendere l’onore vilipeso delle Penne Nere e dei suoi associati. «Fango», commenta il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini. «Fango» gettato addosso a un mondo di valori e uomini, di cui oggi resta sul tavolo una sola denuncia agli atti. Giunta ai carabinieri, e per cui la Procura di Rimini ha aperto un fascicolo contro ignoti. Poi, nulla più. E le 150 segnalazioni dichiarate dalle attiviste, si sgonfiano ed svaniscono con la stessa rapidità e veemenza con cui sono state rilanciate.

Favero annuncia: pronti a denunciare le femministe

Un’offensiva, mediatica e giudiziaria, alla quale Favero ha risposto con l’istituzione di un gruppo di lavoro formato da professionisti: avvocati. Psicologici. Esperti di comunicazione, chiamati a far luce su quanto accaduto. E che incontrerà alla fine di questa settimana. Perché, incalza: «Se ci sono stati episodi isolati vanno approfonditi sicuramente. Voglio capire che cosa è successo. Qual è la portata di questa denuncia». Poi, da lì tirerà le somme… «Se ci saranno le condizioni – rilancia Favero – siamo pronti a denunciare di sicuro».

Una montatura delle femministe: agli atti resta una sola denuncia

Una reazione legittima a tutto quel bailamme montato dalle femministe di “Non una di Meno-Rimini” durante l’Adunata degli Alpini a Rimini, ormai quasi un mese fa, dal 5 all’8 maggio. Quando le attiviste segnalarono centinaia di molestie nei canali Instagram, gettando discredito su una intera categoria. Ma anche sull’intera città romagnola. Al punto che, ricorda Libero a riguardo – «più di qualcuno aveva iniziato a boicottare la Riviera Romagnola. Cosa che ha fatto imbestialire gli albergatori, che hanno espresso solidarietà alle Penne Nere».

Raduno degli Alpini: le parole del sindaco di Rimini

E costringendo finanche il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, a intervenire. E lui lo ha fatto: formalizzando il suo invito all’Ana a «tornare a svolgere il più presto possibile la loro Adunata a Rimini». Dopo aver chiarito di ritenere «inaccettabile anche un solo gesto o comportamento sessista». Ma anche dopo aver chiarito la sua convinzione sull’intera vicenda: «L’impianto accusatorio è quello di impedire ogni adunata di qui in avanti, e in ogni città d’Italia».

La petizione delle attiviste contro i raduni degli Alpini

Un tentativo, però, quello delle femministe, naufragato come il tentativo esperito attraverso la piattaforma Change.org, con cui le attiviste hanno avviato una petizione per sospendere per due anni le adunate che da 93 anni non hanno mai dato fastidio a nessuno. Una petizione arrivata a raccogliere 21.772 firme in un mese. Ossia che non ha neppure raggiunto finora le 25mila firme che si erano prefissate. E alla fine della fiera, per l’Adunata 2023 a Udine è già tutto pieno…

 

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