Ballottaggi, Letta parla come se Draghi fosse del Pd: «Questo voto rafforza l’agenda del governo»
Si appoggia a Verona come a un bastone, Enrico Letta. Sa bene che senza il successo nella città scaligera, il bottino del Pd in questa tornata elettorale sarebbe stato a dir poco deludente. Buon per lui che il centrodestra non è riuscito a riassorbire la divisione tra Sboarina e Tosi, rivelatasi fatale al ballottaggio. La pretesa del segretario dem è ora rendere Verona una sorta di laboratorio politico a maggior gloria di quel “campo largo“, uscito in realtà molto ridimensionato nelle urne. Non per il risultato del Pd bensì per quello del M5S che ha perso ben sette sindaci su otto. Letta non solo fa finta di niente, ma accusa di tanto proprio Giorgia Meloni, che ha espresso più di un (fondato) dubbio sul diritto della sinistra a cantare vittoria.
Enrico Letta intervistato dal Tg3
Ma tant’è: la propaganda ha le sue esigenze, e Letta sente il dovere di assecondarle. «A Verona – dice in un’intervista al Tg3 – Tommasi è stato appoggiato da tutti coloro che potrebbero far parte di un coalizione larga. È la dimostrazione che insieme si può, si può essere convincenti, certo con un candidato forte che ha fatto la sua parte, come Damiano». Parole che lasciano intravedere più d’una ipotesi per il futuro. Tommasi, infatti, incarna alla perfezione la metafora del “Papa straniero” da candidare a premier, che puntualmente agita la sinistra, soprattutto nell’imminenza delle scadenze elettorali. È da Prodi che da quelle parti ne cercano un altro. Ma litigi, rivalità e gelosie ne hanno puntualmente sconsigliato l’utilizzo.
«A Verona ha vinto l’unità»
Ora Letta sembra voler fare ammenda. E assicura: «Abbiamo imparato che non dobbiamo litigare, che dobbiamo scegliere candidati che piacciono ai cittadini e che l‘unità è fondamentale. Queste sono lezioni importanti che ci portiamo dietro in vista delle elezioni politiche». Sembra, appunto. Perché subito dopo aver tributato l’omaggio a Tommasi, il segretario del Pd trova il modo per dare un valenza politica nazionale ai ballottaggi. Che è il modo più diretto per intestarsi la vittoria di Verona. «Questo voto – dice, infatti – aiuta a rendere più forte il governo e a renderne più forte l’agenda sociale, che è quello su cui noi ci impegneremo. Perché – conclude Letta – l’inflazione sta diventando sempre più alta e colpisce soprattuto le famiglie più deboli e bisogna intervenire sui salari». Come a dire: il “Papa” da candidare a premier resto io.