Calenda: «I Cinquestelle sono morti. Facciano lavorare Draghi senza rompergli le scatole»
Il terremoto pentastellato non deve mettere a rischio la tenuta del governo. “Quanto sta accadendo nel Movimento 5 stelle è disdicevole. Non può essere motivo di un rimpasto, lasciamo Draghi lavorare, non c’è ragione di rimpasto”. Così il leader di Azione, Carlo Calenda, a Firenze, a margine della presentazione del suo libro.
Calenda: i 5Stelle sono morti, lascino in pace Draghi
“Bisogna arrivare a fine legislatura e preparare il dopo. Perché non ci possiamo affidare da un lato a Salvini e dall’altro a questi 5 stelle che sono morti”, incalza Calenda. Molto preoccupato da un’eventuale crisi di governo. “Questo è il momento di essere molto seri. Abbiamo un presidente del Consiglio che è in Europa il più autorevole. Dobbiamo sostenerlo tutti quanti facendo tutte le proposte nel merito che servono. Ma cercando di rompergli le scatole il meno possibile”.
Di Maio ha solo fatto un cumulo di errori
Poi spara a zero contro Di Maio. “Non è protagonista da nessuna parte. È protagonista di aver fatto un sacco di cose sbagliate ai ministeri, che è la cosa che conta. È protagonista della presunzione di una persona al primo impegno di lavoro di non fare un ministro. Ma di volerne addirittura due. Sono tutti sintomi di una degenerazione del senso dell’etica e per me sono inaccettabili”. Insomma nessuna possibile candidatura del ministro degli Esteri grillino a capo di un eventuale schieramento di centro.
“Non credo”, conclude l’ex dem, “che quanto sta avvenendo nel Movimento 5 stelle possa avere ripercussioni sul governo. Perché i 5Stelle vogliono stare lì fino all’ultimo giorno utile della legislatura. Quello che sta accadendo in queste ore sia più la fine di un movimento politico. Il Movimento 5 stelle ha preso a queste elezioni amministrative il 3,6%. E noi che siamo un partito molto più giovane abbiamo preso il 4,2/il 4,3%. Quindi questo la dice sulla storia di un partito che inizia la legislatura al 33% e la finisce al 3%”.
Calenda chi? Quello che ha venduto per quattro soldi l’Ilva agli indiani? E poi ce la siamo ricomprata?!