Come galli nel pollaio: Renzi e Calenda si beccano sulla leadership dell’«area Draghi». Ciao core…
Di particolare i centristi hanno questo: appena ne avvicini due, uno scappa a destra e l’altro a sinistra. Prendete Matteo Renzi e Carlo Calenda: sovrapponibili in tutto (o quasi), eppure incompatibili. L’ultima proprio in queste ore, con il leader di Italia Viva che dal Corriere della Sera teorizza la nascita di un’«area Draghi» e con l’altro che gliela demolisce in un amen. E, per giunta, con parole assai pepate: «Devi decidere se vuoi fare politica o business». Un aut aut preceduto da richieste di chiarimenti sulla linea politica («un no chiaro a Pd/5S, abbandonati opportunismi elettorali locali»). «Su queste basi – conclude Calenda – aperti a discutere quando vuoi». Insomma, non proprio un incoraggiamento. E dire che entrambi giocano a fare i pretoriani di Draghi ed entrambi lo vorrebbero anche dopo le politiche del 2023.
Scontro al calor bianco tra i leader di Iv e Azione
Ma è sulla strada per arrivarci che Renzi e Calenda vanno in tilt. Di certo era al suo ministro che il leader di Iv pensava mentre parlava della nuova area da perpetrare intorno al premier. «Non dare a questo spazio una casa e un tetto per mere ragioni di egocentrismo personale sarebbe folle e da irresponsabili – ha detto -. I prossimi mesi mostreranno chi è in grado di fare politica e chi invece vive di inspiegabili risentimenti, anche in questo centro riformista. Noi ci siamo con umiltà e determinazione». Renzi, come si vede, non fa nomi. Ma Calenda si è riconosciuto in toto tanto nell’«egocentrismo» quanto nel «risentimento personale», tanto da replicare subito nel modo che abbiamo visto. Scatenando le ire degli italo-vivi.
Rotondi: «Draghi non è l’icona di un laboratorio politico»
Il più diretto è Francesco Bonifazi. «L’uomo cresciuto in Confindustria non sa che cosa sia la politica. Ma evidentemente non ha ancora capito che cosa sia davvero il business», attacca riferendosi all’aut aut. Nella sua scia, anche Scalfarotto, Nobili e Nagorno. Tutti a dire: «Il nemico non è Renzi». Ma anche Calenda controreplica: «Ho spiegato qual è la nostra linea su una possibile alleanza. Possiamo? Il punto è che qualsiasi cosa non sia un’ode al capo carismatico diventa un attacco». In tanto bailamme, le uniche parole sensate le pronuncia il forzista Gianfranco Rotondi. «L’odierna esternazione a tutto campo di Renzi – avverte – ha, come sempre, il pregio della provocazione e della chiarezza: egli propone di trasformare Draghi da premier di unità nazionale a “icona” (anche a sua insaputa) di un nuovo partito politico. Se il governo diventa un laboratorio politico, per noi diventa difficile continuare a sostenerlo».