Conte è sotto scacco e chiede consigli solo al Pd, a Casalino “prudono le mani”: il retroscena
Giuseppe Conte è sotto scacco. Voleva far espellere Di Maio, ma il consiglio pentastellato si limita a un ammonimento. La risoluzione sull’invio alle armi vede il M5S ridursi a un compromesso in cui si chiede maggiore trasparenza al governo. Grillo è imbufalito con lui. Draghi non ne parliamo. L’ex premier e il suo “stratega” Rocco Casalino sono costretti a stare in una sorta di “bunker”. Ogni mossa si rivelerebbe sbagliata, meglio stare accorti e guardarsi le spalle. Il momento del confronto alle 15 con il premier con la risoluzione sull’Ucraina diventa un calvario.
Conte nel “bunker” con Casalino. il retroscena del Corriere
Conte batte la ritirata, il tempo dell’attacco è naufragato. Ma in ogni “bunker” che si rispetti servono alleati. Il retroscena sul Corriere della Sera dà conto di un ex premier col cellulare in mano a consultarsi “con Enrico Letta, con Goffredo Bettini e addirittura con Massimo D’Alema. “E sempre stando ai boatos tutti e tre gli avrebbero detto che no, non può buttare fuori l’amico Luigi. Così passerebbe dalla parte del torto, darebbe segnali di debolezza, non si possono mettere le idee sotto la mannaia della ghigliottina. Se invece sceglie di essere inclusivo non può che rafforzarsi: darebbe così il segnale di una leadership tranquilla”. Il capo dei cinquestelle si consulta solo con il Pd per stabilire quale sia la migliore postura da tenere in questo momento di acqua agitate. “Giuseppe non sa se crederci o meno”.
Le telefonate a Letta, Conte e Bettini
Un po’ l’aveva capito da solo che prendersi a botte con Di Maio lo avrebbe portato a sbattere. Almeno per il momento. Nonostante le sue truppe lo spingessero a cacciare Di Maio. “Quando i cinque vicepresidenti dei Cinque stelle, Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna, Alessandra Todde e Mario Turco, lo hanno spronato a usare l’arma bianca contro il ministro degli Esteri, è stato proprio Conte a guardarli in faccia e a dire: ma siete sicuri? Del resto “il cerino” era rimasto a lui e a Casalino, visto che il consiglio nazionale 5S non dà facoltà di espulsione. a dell’invasione di Putin. Lo stesso Alfonso Bonafede, accidenti, anche lui, ha lasciato Conte e Casalino a sbrogliarsela da soli.
Conte e Casalino, il silenzio forzato
Si è fatto sotto Roberto Fico a criticare aspramente Di Maio. Il che poteva sembrare una “ciambella” offerta dal presidente della Camera a Conte. Ma si tratta solo di un “aiutino” che “somiglia a un commissariamento”, scrive il Corriere. Notando ironicamente come i grillini abbiano appreso “breve tempo l’arte del dire e non dire, e soprattutto abbia acquisito la spregiudicatezza di spronare il leader di turno, stavolta Conte, nel buttarsi: guidaci tu nel fuoco, noi forse ti seguiamo”. Per cui il duo Conte-Casalino si tiene stretti i consigli del Pd e preferisce il silenzio. Casalino sa che per ora è la tattica preferibile: “anche se gli prudono le mani e avrebbe una gran voglia di dire a più d’uno, chiamandoli per nome, che cosa pensa di loro veramente“.