Covid, Speranza e Conte fanno gli allarmisti: la partita non è chiusa. E gli esperti rincarano la dose
Covid, Speranza e Conte, sostenuti da una parte degli esperti in campo, evocano allarmi e paure. E rilanciano la necessità di misure di contenimento e restrizioni. La la battaglia non è vinta, la partita non è chiusa», tuona il ministro della Salute con l’ex premier che gli offre l’assist, ribadendo: «Ci sarà un ritorno. Serve predisporre un paino per l’autunno-inverno»…
Covid, Speranza e Conte tornano a fare gli allarmisti
Torna alla ribalta l’accoppiata Conte Speranza: il motivo che suggella l’unione è ancora una volta il Covid. O meglio, il richiamo allarmato al ripristino delle misure anti-contagio che abbiamo abbandonato dopo due anni di chiusure, restrizioni e paura pandemiche. Le dichiarazioni pubbliche di ministro ed ex premier, guarda caso, collimano (di nuovo): entrambi evocano lo spettro dei contagi in rialzo e, come antidoto esorcizzante, il ritorno a cautele e provvedimenti ad hoc. Sostenuti, in questo, da una parte della sconfinata categoria di esperti scientificamente in linea e rigorosamente funzionali alla causa allarmistica.
Covid, Speranza e Conte come ai bei tempi dei Dpcm…
La pandemia «non va considerata conclusa. I numeri di questi giorni di tanti Paesi europei segnalano come la curva cresce. Non possiamo assolutamente considerare chiusa la partita», tuona Speranza. Chiedendo contestualmente cautela alla presenza dei giornalisti, a margine di una conferenza stampa della Società italiana di urologia a Roma. Aggiungendo peraltro a stretto giro che «sullo stop alle mascherine sui mezzi si trasporto le valutazioni sono in corso». Oltre all’appello rivolto «alle persone più fragili di proteggersi con il secondo booster» di vaccino anti-Covid. Perché, rassicura il titolare del dicastero della Salute, «c’è ancora spazio di crescita per le coperture. E i vaccini restano un’arma fondamentale».
Speranza: «La partita non è ancora chiusa»
Ad agitare le acque, contribuisce anche la diffusione della sotto-variante Omicron 5, rispetto la quale Speranza insiste a invocare «la prudenza: ci vuole sempre». Sventolando la medaglia del monitoraggio: «La nostra rete di controllo non si è mai fermata – sottolinea il ministro –. E ogni venerdì diamo i dati e li verifichiamo giorno dopo giorno, regione per regione, realtà per realtà». Concludendo pertanto: «Abbiamo una flash survey in agenda che ci dirà bene qual è la prevalenza delle varianti nel nostro Paese». E nonostante il nostro risulti dunque un Paese sotto controllo e corazzato, tanto che lo stesso Speranza rimarca che: oggi «siamo più forti, perché oltre il 90% delle persone ha completato il ciclo vaccinale. Perché abbiamo gli antivirali, abbiamo gli anticorpi monoclonali». La conclusione del discorso è sempre la stessa: «La battaglia ancora non è vinta. Bisogna continuare a tenere alto il livello di attenzione. Ed è quello che stiamo continuando a fare».
Covid, Conte: «Predisporre piano per autunno-inverno»
Non è da meno il leader del M5S che, complice probabilmente una “velata” nostalgia per i giorni degli scoppiettanti annunci serali di Dpcm, sul tema ha dichiarato esplicitamente: «Ho invitato il Governo a fare attenzione. A predisporre un piano per l’autunno-inverno, perché sarà più che un’influenza, ragionevolmente, e quindi dobbiamo predisporre una strategia sanitaria di reazione complessiva per affrontarla». Un chiarissimo invito a un ritorno all’austerity di provvedimenti restrittivi, sui quali poi Conte – dovendo aggiustare il tiro per bilanciare la bordata del messaggio – aggiunge: «Non più con le misure fortemente restrittive della prima era, del primo tempo, con il lockdown. Ma con misure per gestire efficacemente questo passaggio che ci sarà. Perché ci sarà un ritorno. E soprattutto a tutela della salute dei cittadini».
«Occorrono misure adeguate»
Non c’è scampo, insomma. O almeno così sembrano preventivare Conte e Speranza. Con il leader del Movimento 5 Stelle che, tanto per rinfrescare la memoria sugli ultimi trascorsi, e aggiornare timori e allarmi, circa l’allentamento ulteriore che si profila delle misure anti-Covid prosegue: «Io ho sempre detto che la reazione e le nostre misure devono seguire secondo una logica di proporzionalità e di adeguatezza. Adesso ci avviamo alla fase estiva che è quella in cui il tasso di contagiosità ovviamente scende e sicuramente delle misure restrittive come in passato non sarebbero concepibili»… Ma i puntini sospensivi che l’ex premier lascia aperti sull’autunno destano preoccupazione e insofferenza…
Infettivologi: «Il virus non guarda il calendario. Continuare con la mascherina al chiuso»
Non solo. A sostenere la linea anti-Covid dura e oltranzista di Conte e Speranza interviene anche il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e ordinario di Malattie infettive all’Università Sapienza di Roma, Claudio Mastroianni. Il quale, parlando con l’Adnkronos Salute, sul punto specifico della possibilità che dal 15 giugno ci sia lo stop per ogni obbligo di mascherina al chiuso, sottolinea lapidariamente: «Il virus non guarda il calendario e dal 15 giugno non sparisce di botto. La questione sul togliere l’obbligo delle mascherine al chiuso è di tipo politico. Continuare anche dopo il 15 giugno a portare la mascherina al chiuso o in caso di assembramento è una buona norma. Abbiamo davanti ancora un’estate che tutti vorremmo più serena». Peccato che annunci e previsioni che arrivano dall’alto fanno tutto tranne che rassicurare e rasserenare…