Di Maio ha svelato finalmente cosa celava quella maiuscola del MoVimento: la V di Voltagabbana
Era già tutto previsto. Per raccontare la Cronaca di una morte annunciata del MoVimento 5 Stelle stavolta non serviva Gabriel Garcia Marquez. Bastava un appassionato di thriller o di romanzi gialli. Come nel film I Soliti sospetti, quando lo spettatore scopre solo all’ultima scena che il pavido e mite testimone interpretato da Kevin Spacey, la voce narrante di cui si è fidato fino a quel momento, è in realtà il Cattivo. E la maiuscola non è casuale, perché in questo thriller grillino la maiuscola è un elemento fondamentale. Ieri, in un hotel romano, gli elettori a 5 Stelle hanno visto di che cosa è stato capace il loro Kevin Spacey. Quel Luigi Di Maio di cui rimbalzano in rete i video nei quali giurava, spergiurava il contrario di quello che ha fatto ieri. Quello stesso Di Maio che chiedeva in un video accorato l’espulsione dal Parlamento per chi cambiava casacca. Credibile, accorato, come quando un anno fa dava per cosa fatta il rientro di Chico Forti in Italia, incassando i complimenti anche degli avversari politici. Un’altra interpretazione da Oscar. Altro che Kevin Spacey.
Di Maio e la V del MoVimento
Era già tutto previsto. Per chi dà rilevanza ai simboli e ai messaggi (più o meno subliminali), era già tutto scritto fin dall’inizio. Bastava soffermarsi sulla grafia delle cronache parlamentari nelle quali MoVimento è scritto sempre e comunque, con maniacale accortezza, con la V maiuscola. Per scoprire l’indizio che portava al sicario della creatura di Grillo e Casaleggio, bastava concentrarsi su quella V maiuscola che doveva simboleggiare il popolo del Vaffa Day. Quella V maiuscola che doveva celebrare la V per vendetta di un fumetto divenuto un film di cassetta. Quella stessa V maiuscola che i più eruditi leggevano come una trasposizione del cinque a numero romano, in omaggio alle cinque stelle del MoVimento.
In realtà, come ha certificato per ultimo Di Maio annunciando l’addio al MoVimento ieri sera all’hotel Bernini Bristol, racchiudeva un significato molto più prosaico, molto meno nobile, molto più italico. Come abbiamo fatto a non pensarci prima? Era la V di voltagabbana.
Potrebbe anche leggersi così: “Mo Vi mento” ed è quello che hanno fatto dal primo giorno.