Elezioni, chi rischia di più è Letta: il suo “campo largo” somiglia a un tressette col morto (il M5S)
Test amministrativo? Solo fino a un certo punto, almeno per Enrico Letta che in questa tornata “comunale” sperimenta la fertilità elettorale del suo “campo largo“. Il segretario dem ha piazzato l’asticella quasi rasoterra («basta un capoluogo in più rispetto agli attuali sei governati dal centrosinistra») nella speranza di vincere facile. Ma anche così l’obiettivo resta un’impresa. Prova ne sia che dalle due città più importanti – Palermo e Genova – giungono exit poll tutt’altro che confortanti: la prima sarebbe espugnata dal centrodestra, la seconda resterebbe al centrodestra. In entrambe, il Pd è in formazione giallorossa con il M5S.
Letta spera in Verona, ma a Palermo sembra già perduta
Ma Letta non è Mourinho che ha esordito da allenatore della Roma conquistando la Conference League. Sul versante politico, di trofei all’orizzonte, pur altrettanto modesti, non se ne vedono. il leader dem sogna di conquistare Verona, ma l’esito del ballottaggio dipende quasi esclusivamente dalla capacità del centrodestra di recuperare unità intorno a chi – tra Sboarina e Tosi, appaiati negli exit poll – accederà al secondo turno. Impresa non proibitiva. Poca trippa pe’ gatti, insomma. E, quel che peggio, indicazioni scurissime per il futuro. I 5Stelle hanno infatti una consistenza ectoplasmatica. In pratica, si stanno squagliando.
Nel 2023 o con Calenda e Renzi o con Conte
Risultato: tutto quel che Letta rischia di ritrovarsi in mano da qui a un anno è un numero – quello sì, sterminato – di parlamentari grillini in cerca di un collegio sicuro, in nome di quel”campo largo” che in realtà gli si è già ristretto, come dimostra la presenza di Italia Viva a sostegno di Bucci a Genova. E come conferma l’endorsement di Carlo Calenda in favore della candidatura di Letizia Moratti alla guida della regione Lombardia. Solo scricchiolii, certo, ma che lasciano presagire il grande schianto qualora Letta dovesse attardarsi nell’enunciazione della sua alleanza con Conte senza definirne i contenuti politici. Per ora, infatti, se ne capiscono solo quelli della convenienza elettorale. Ma a Calenda e a Renzi (e a parte del Pd) sembrano non bastare.