Paltrinieri fenomeno d’oro, fa il bis e trascina Acerenza all’argento. Italia record ai mondiali di nuoto
Una dieci chilometri da sogno regala all’Italia l’ennesima prova che tra i giganti ci siamo noi. Più forte di tutto, del caldo torrido (36 gradi, 28 in acqua), della stanchezza e della fatica dopo dieci giorni di gara tra piscinia e acque libere, Gregorio Paltrinieri si mette la corazza d’acciaio e sale sul tetto del mondo nella prova olimpica del Lupa Lake di Budapest fregiandosi, dopo quello nei 1500 stile libero in piscina, anche del titolo iridato più importante nel fondo come mai nella storia azzurra al maschile considerato che l’unica medaglia fu quel bronzo di Marco Formentini nel 2001 a Fukuoka. L’oro nella dieci chilometri lo vinse solo Viola Valli nella storica doppia doppia tra 2001 e 2003.
La quarta medaglia per Gregorio Paltrinieri
E’ la quarta medaglia qui dell’immenso olimpionico ventottenne carpigiano che aveva iniziato dieci giorni fa in piscina con le batterie degli 800 stile libero (quarto), ma poi aveva alzato la voce gridando al mondo che il Re era tornato nei 1500 stile libero; la staffetta 4×1.5 km (bronzo) per aprire una tre giorni da favola condita dall’argento nella 5 km e l’ennesima impresa di un’atleta no limits che solo tre anni fa si affacciava per la prima volta su questa distanza a Gwangju (sesto).
Il bronzo olimpico a Tokyo chiude in 1h50′”56″8. Insieme a lui, argento, il compagno di allenamenti nel gruppo di Fabrizio Antonelli, Domenico Acerenza, già bronzo in staffetta e quarto nella 5 km. Il ventisettenne potentino (1h50’58″2) conquista il primo metallo individuale dopo l’argento a Gwangju e il bronzo qui in staffetta. Una doppietta da sogno come mai nella storia della disciplina.
I favoriti crollano uno a uno
Schiantati tutti i favoriti della vigilia: un’azione repentina a un chilometro dalla fine, iniziata proprio davanti alla spiaggetta che consacrò poi Supergreg campione europeo lo scorso anno. Il tandem azzurro non lasciava speranza agli avversari, dimostrando coesione, determinazione e gioco di squadra. Il campione olimpico e mondiale in carica della distanza Florian Welbrock, peraltro supervaforito alla vigilia dopo aver vinto due ori qui nella 5 km e in staffetta, è terzo e staccato in 1h51’11″2 dopo una gara tutta in testa. Battuto allo sprint anche l’altro favorito francese Marc Antoine Olivier, ventiseienne francese argento mondiale uscente (1h51’11″5). Romanchuck, già terzo nella 5 km, è sesto a quarantaquattro secondi. Fuori a metà gara il vecampione olimpico Kristóf Rasovszky, qui argento in staffetta il primo giorno, e poi modesto nono nella 5 km. L’eroe magiaro alza le braccia sfiancato dal gran caldo e dalla fatica accumulata dei primi due giorni di gara.
Il campione: “E’ un sogno”
“E’ un sogno. Primo e secondo è la cosa più bella che potesse succedere. Quando sono partito sentivo che dietro di me c’era lui e non Wellbrock – afferma il portacolori di Fiamme Oro e Coopernuoto, tricampione europeo lo scorso anno qui. Mimmo lo sento da come mi tocca i piedi, mi ha fatto da scudiero e lo ringrazio. La strategia era quella di lasciarlo andare, che mi trasportasse verso un finale dove avrei potuto attaccarlo e sfiancarlo partendo da lontano; ho bevuto tantissimo e poi l’ultimo 1500 ho tirato a bestia partendo sul mio sul mio lato favorito. Siamo grandi amici con Acerenza, ci siamo allenati tanto tempo insieme ad Ostia quest’anno. Torno con quattro medaglie che è quasi il bottino completo; ho iniziato questa stagione post olimpica bene, allenandomi a dovere e ho dimostrato a me stesso che potevo far bene. All’inizio di questa nuova avventura ti vengono sempre mille preoccupazioni soprattutto dopo gli 800 in piscina. Li mi sono scoraggiato e ho pensavo tornassi a casa senza nulla. E invece è stata la scintilla, perché mi serviva rompere il ghiaccio per iniziare una cavalcata avvincente”.