Il caso dei duecento netturbini a Roma guariti come per incanto. Bastava un semplice controllo
A Roma si grida al miracolo. Duecento netturbini, dipendenti Ama, che si erano piazzati a lavorare negli uffici perché ritenuti non idonei ad essere operativi sulla strada, in una notte sono guariti. Eh già, accade anche questo nella Città Eterna.
Ma la Raggi non se n’era accorta? Cinque anni non le sono bastati per stanare i furbetti dell’immondizia? Non possiamo certo dire che il problema rifiuti fosse l’ultima voce in agenda. Una svista non di poco conto diciamo noi. Un’eredità passata direttamente nelle mani di Gualtieri che dopo averci regalato perle come il contributo di 10 mila per l’alloggio ai rom e la residenza per gli occupanti abusivi, ha scoperto questa dote lasciata dalla giunta grillina.
Questi furbetti hanno potuto contare sulla complicità di medici che avevano redatto certificati ad hoc, diagnosticando patologie incompatibili con il lavoro su strada. Le motivazioni delle esenzioni: c’era chi non poteva usare un braccio, chi non poteva lavorare solo in zone con servizi igienici e chi era inadatto a guidare i mezzi. Il Codacons ha presentato esposto per truffa e la vicenda degli spazzini malati immaginari è al vaglio della Procura. Cosa abbia fatto scattare il miracolo delle guarigioni lampo, è stato semplicemente un annuncio. Quello di nuovi controlli. In una notte sono spariti per magia il mal di schiena, le braccia sono tornate funzionanti ed insieme la capacità di guidare i mezzi.
Ma cosa c’era scritto sui certificati presentati dai furbetti? Come riporta Repubblica, secondo i medici, in Ama c’è chi non può utilizzare attrezzature da lavoro. Oppure può farlo, ma «solo con l’arto superiore destro». E in ogni caso senza poter sollevare pesi «sopra il piano delle spalle». Poi c’è chi ha certificato «il solo utilizzo di attrezzature con impugnatura per entrambi gli arti». Mentre c’è chi chiede turni su misura: «Adibire ad attività lavorativa in zone urbane in cui vi sia facile disponibilità dei servizi igienici». Infine c’è il dipendente che può impugnare la scopa, ma non partecipare alle operazioni di «spazzamento meccanico». A mano sì, a bordo dei mezzi no.
L’indagine è stata partita per volontà del nuovo management Ama e ha permesso il ritorno in strada di duecento unità che loro malgrado dovranno dire addio alle comode scrivanie per tornare ai lavori più utili al decoro della città , anche se non saranno subito impegnati nella raccolta dei rifiuti. I duecento netturbini guariti saranno utilizzati nelle portinerie delle rimesse aziendali. Non commettiamo però l’errore di confondere i pochi lavoratori disonesti con la quasi totalità dei dipendenti Ama.
La maggior parte dei dipendenti sono lavoratori seri, chiamati a svolgere mansioni pesanti, a fronte di retribuzioni sicuramente non congrue. E su questo dovrebbe concentrarsi Gualtieri. Se la Raggi si era assopita sui ‘malati immaginari’, il nuovo sindaco Dem non ha impiegato molte energie per migliorare le condizioni di questi onesti lavoratori. Diciamolo, non l’ha proprio presa in considerazione. Quella dei rifiuti a Roma dovrebbe essere un’emergenza prioritaria. Bene scovare i furbetti ma per risolvere il degrado che da anni caratterizza la Capitale, ci vogliono provvedimenti seri e mirati. Dalla Raggi nessuna risposta e il lassismo di Gualtieri non ci fa purtroppo ben sperare.