Insulti alla Meloni, da Toscani e Montanari ancora veleno: la sinistra al caviale (avariato) dà il peggio di sé
Il diluvio di insulti dei dem avvelenati per il successo crescente di Giorgia Meloni – confermato anche dall’ultima tornata elettorale – ristagna nel pantano del silenzio complice di chi, tra le stesse fila piddine, invece di abbassare i toni e invitare alla decenza, tacendo acconsente al linciaggio mediatico in corso. La sinistra col canino insanguinato insiste ad alimentare, con insulti acrimoniosi, un incalzante comizio tribale che, dalla radio alla tv, prova a cannibalizzare l’avversario finendo per divorare invece se stessa. Così, nelle ultime ore, altri due noti esponenti dell’intellighenzia al caviale (andato a male ormai da tempo) hanno alimentato un dibattito fatto di offese e accuse assurde, raschiando ancora una volta il fondo del barile: Oliviero Toscani e Tomaso Montanari.
Meloni sotto attacco: tocca a Toscani e Montanari…
Le parole d’ordine del dissenso becero sono sempre le stesse: razzista, fascista, criminale, e chi più ne ha, più ne metta. Purché contribuisca a confermare l’immagine sempre più aggressiva e cruda di chi ha fatto dell’odio tradotto in oltraggio verbale la propria (e unica) grammatica del dissenso. Così ieri è toccato a Oliviero Toscani inveire con il solito livore contro Giorgia Meloni. La quale, forte di consensi elettorali e affermazioni politiche, ha registrato ancora una volta nell’ultima occasione di voto delle amministrative, e a suon di sondaggi che da tempo rilanciano numeri e codici di una inarrestabile ascesa, la coesione e la spinta propulsiva del partito che guida con coerenza e lealtà: Fratelli d’Italia.
La sinistra al caviale (andato a male) torna alla carica con insulti e veleni
Deve essere tutto davvero troppo per i guru della sinistra, disperatamente attaccati al solito cliché accusatorio. E così, ospite a La Zanzara, il fotografo su Radio 24 ha contribuito col suo mattoncino avvelenato all’assedio della leader di FdI, allestito “a babbo morto” per l’intervento al comizio di Vox. «Ha detto cose di una ideologia violenta. È razzista? Sicuro, lei è fascista. Non che arriva col fez e la camicia nera, va messo in rapporto al tempo in cui viviamo. È una mentalità fascista», ha sentenziato Toscani.
Da Toscani e Montanari i soliti slogan…
Attacchi pretestuosi, vocabolario logoro rinverdito solo dall’ultima occasione per rispolverarlo. Come a Verona, dove la Meloni è riuscita a portare il suo candidato sindaco al ballottaggio contro Damiano Tommasi, ex calciatore in lizza per le amministrative. «Tommasi è un grande uomo, una fortuna ad avere uno come lui – ha esordito Toscani sul tema –. Tosi è li da vent’anni, Sboarina non va bene. Se ne vada con le Meloni in Spagna e lascino la gente civile a vivere civilmente. Porterei anche il mio cane a votare Tommasi, almeno diamo due voti», ha persino proseguito il fotografo dem.
Assedio alla Meloni, Montanari a corto idee…
Ma non finisce qui. Il cambio della guardia è dietro l’angolo. E dalla radio con Toscani, si passa a Montanari in tv. Dalla Gruber, per l’esattezza, dove ieri sera è andato in scena un contraddittorio acceso tra Montanari e il direttore di Libero, Alessandro Sallusti. Il mantra dell’accademico di sinistra è sempre lo stesso: «La Meloni è la Le Pen italiana, non ha fatto i conti con il fascismo». Uno slogan che, evidentemente, i “dotti” comunicatori di sinistra, ormai a corto di parole, considerano un sempreverde da sfoggiare in tutte le occasioni.
La replica di Sallusti mette a tacere “l’accademico”
Netta, quindi, la replica del direttore Sallusti: «Ma dove sono i saluti fascisti in Fratelli d’Italia? In questo Paese tutto ciò che non è di sinistra, è fascista. Mi fa più paura Montanari: quello è fascismo, non la Meloni». E ancora: «Cominciate a fare autocritica anche voi a sinistra prima di attaccare la Meloni. Abbiamo avuto un presidente della Repubblica che applaudiva i carri armati in Ungheria. Ma per favore…».