La compagna di Tortora: “Voterò 5 Sì nel nome di Enzo. Il comportamento del Pd è imperdonabile”
“Questi sono i referendum di Tortora, quindi vado a votare proprio nel ricordo di Enzo. Perché, come diceva Primo Levi, chi dimentica il passato è condannato a riviverlo. Io non voglio che altri abbiano a vivere di nuovo la sua esperienza. Per onorare tutta la sua storia e voterò 5 sì”. A parlare è Francesca Scopelliti, storica compagna del giornalista e conduttore televisivo. Morto il 18 maggio 1988, dopo un assurdo calvario giudiziario.
Scopelliti, la compagna di Tortora: voto sì nel suo nome
“La vittoria del sì darebbe un grande messaggio sia alla classe politica. Che inseguendo il consenso elettorale capirebbe che l’elettorato vuole una riforma della giustizia. Che alla magistratura, che deve fare i conti con quel popolo nel nome del quale loro esercitano le funzioni. E che vuole una giustizia più giusta”. Dopodiché, ammette la presidente della “Fondazione Internazionale per la Giustizia Enzo Tortora” non bastano queste riforme a risolvere i problemi della giustizia. “No, ma è un inizio, perché intanto si vanno a sanare delle disfunzioni. Che toccano il comportamento dei magistrati. Minano quella che è la rappresentanza istituzionale del singolo magistrato”.
I magistrati che sbagliano devono pagare
“Mi spiego- sottolinea Scopelliti – la valutazione dei magistrati viene fatta in camera caritatis e il 98,7% viene giudicato con ‘ottimo’. Da una parte fa dire, beh, meno male. Almeno in Italia abbiamo qualcosa che funziona benissimo. Però, poi, di contro abbiamo mille errori giudiziari all’anno. E chi è che commette questi errori giudiziari? Non certo un magistrato ottimo”. La compagna di Tortora accende i i riflettori sull’importanza della valutazione del magistrato che, nel caso di errori e demeriti, deve essere penalizzato anche nella carriera.
Il quorum rischia per il silenzio e la cattiva informazione
“E se un magistrato viene redarguito – prosegue la Scopelliti – e punito per la sua cattiva conduzione delle indagini, probabilmente cercherà di non sbagliare. E avremo meno errori giudiziari. E allora io intendo questo referendum come un risarcimento sociale”. Quanto al rischio di non raggiungimento del quorum la causa è sotto gli occhi di tutti. “La mancanza di informazione. La cattiva informazione. Il silenzio che è stato imposto dal comitato non del ‘no’, ma del ‘non andare a votare’. E questo – accusa – è un po’ il potere della magistratura. Che ha un controllo sia sulla politica che sui mezzi di informazione”. Per la Scopelliti andrebbe eleminato il tetto del 50 per cento. Che penalizza quei cittadini che vanno a votare. “D’altra parte le elezioni politiche non hanno un quorum. Perché il referendum sì?”.
La posizione del Pd è imperdonabile
“La posizione assunta dal Pd è imperdonabile”, aggiunge. “Enrico Letta inizialmente ha detto testualmente, poi per fortuna ha cambiato registro, che non bisognava andare a votare questi referendum- Perché erano materia da trattare in Parlamento. Quando poi in Parlamento la legge Cartabia è stata svuotata nei contenuti preminenti. Allora non è vero. In più se tu, leader del maggior partito della sinistra italiana, togli al tuo elettorato quello che è un sacrosanto diritto, beh, mi sembra in piena contraddizione anche con la storia che rappresenta”.