La psichiatria italiana e i danni di un’ideologia devastante: l’esperienza di un medico “contro”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Se pensiamo alle leggi prodotte dal furore e dalla presunzione ideologica, ai primi posti figura certamente la legge Basaglia (la famosa/famigerata 180, del Settantotto) dal nome del medico psichiatra che ispirò una legge ambiziosa, rivoluzionaria e…devastante negli effetti nefasti che ha partorito. Quella legge chiuse i manicomi, dichiarò abolita la malattia mentale e gettò nella disperazione migliaia di pazienti e le loro sfortunate famiglie. Mario Tobino, grande medico e grande scrittore, ricordava in lacrime le centinaia di suicidi tra gli ex ricoverati rispediti a casa in modo coatto e indiscriminato: “Nessuno più li proteggeva, li consigliava, li impediva; nessuno più li conduceva per mano lungo la loro difficile strada”.
I danni della legge Basaglia
I guasti di quella legge, come le onde concentriche, continuano ancora oggi a produrre i loro negativi effetti collaterali. Eppure, al nome di Basaglia, scatta puntuale il riflesso condizionato dell’osanna e dei peana, come se davvero quella normativa avesse per miracolo guarito i malati di mente e messo definitivamente i sigilli a strutture manicomiali simili a lager. Ma la cura imposta, cioè la sacrosanta messa al bando di manicomi-carceri, disumani nella struttura e nella gestione dei pazienti, è risultata peggiore del male che si voleva curare.
La battaglia di uno psichiatra “contro”: Furio Gubetti
Nel mezzo, si sono ritrovati a combattere le loro battaglie quotidiane i molti medici coscienziosi, attenti e fedeli al loro giuramento e alla salus dei pazienti; medici spesso abbandonati, costretti a confermare la coerenza della missione in una corsa ad ostacoli continua, tra l’arroganza dei politicanti e le pretese dei super-raccomandati. Questo libro “Uno psichiatra contro” (Pacini editore, pagg. 238, euro 20,00) racconta in forma di romanzo il percorso vissuto da un medico proprio nei decenni che hanno preceduto e seguito quella rivoluzione.
Il libro di Gubetti: la battaglia contro “gattopardi” e rivoluzionari
L’autore è il piemontese Furio Gubetti e il romanzo racconta la sua vita di neuro-psichiatra, che per alcuni anni – all’inizio del nuovo secolo – è stato anche parlamentare. E proprio nelle istituzioni mise la sua esperienza al servizio delle istituzioni. Guido, il protagonista del racconto, è lui. E le pagine si animano delle storie dei singoli malati, ognuno col proprio fardello da portare, con la fatica di vivere che sarebbe insopportabile e insostenibile se non incontrasse medici responsabili, sempre presenti, disponibili al dialogo e al conforto, oltre che a decidere terapie meticolose e personalizzate. Il medico Guido non è contrario a sostenere le riforme necessarie perché questo delicatissimo settore della sanità possa compiere un deciso salto di qualità. Ma questa sua disponibilità si trova a combattere contro un duplice estremismo: quello dei contrari ad ogni cambiamento (o, come nel Gattopardo, di chi vuole cambiare tutto per non cambiare nulla); e quello di chi propugna (con la benedizione della solita intellighentzia) l’avvento della nuova era. Da una parte l’immobilismo dei baroni, dall’altra l’utopia dei rivoluzionari.
Una vita di sconfitte e vittorie nel segno della coerenza
Ma la vita più dura è quella di chi seguita, nonostante tutto, a credere nella professione di medico e ad esercitarla seguendo l’unica filosofia possibile, che antepone la vita reale delle persone – pazienti, familiari – alle fughe in un’ideologia comunque nemica dell’essere umano. Con vicende ricostruite precisamente e pagine che traboccano di commovente umanità, Furio Gubetti – o, meglio, il medico Guido – in questo romanzo racconta la sua storia. Fatta di sconfitte e di vittorie. Di coerenza e d’amore.