La Rai ha 2mila giornalisti, ma Fuortes ingaggia Damilano. Santanché: «Il suo merito? Piace al Pd»
«Siamo quello che saremo, non meno di quello che siamo stati». Scomoda addirittura Oscar Wilde l’ad Rai, Carlo Fuortes. L’occasione è la presentazione a Milano dei palinsesti della prossima stagione tv. È la prima organizzata per generi. Circostanza che ha indotto Fuortes a parlare di «un cambiamento paragonabile solo a quanto accadde negli anni ’60». Tanti i volti femminili della prossima stagione: da Alessia Marcuzzi a Ilaria D’Amico, passando per Mara Maionchi e Geppi Cucciari. Ma è soprattutto il versante dell’informazione politica a far discutere. In particolare la striscia di approfondimento quotidiano su RaiTre – Il cavallo e la torre – affidata a Maurizio Damilano. Un ingaggio fortemente contestato da Daniela Santanché, capogruppo di Fratelli d’Italia in Vigilanza Rai.
A Damilano striscia quotidiana su RaiTre
«Apprendiamo dall’ad Fuortes – ha esordito la senatrice –, che nessuno dei 2mila giornalisti dipendenti interni alla Rai ha i requisiti per condurre una striscia quotidiana di approfondimento. Soltanto Damilano, dietro lauto pagamento, è ritenuto “adeguato” per assolvere questo compito “difficile“: condurre una striscia di informazione quotidiana in un orario, tra l’altro, che si sovrappone al Tg2». Effettivamente, le “motivazioni” addotte da Fuortes risultano quanto meno stravaganti. Non a caso la Santanché le bolla alla stregua di «un goffo tentativo mal riuscito di argomentare questa scelta senza offendere chi da anni lavora in Rai».
La senatrice FdI: «Il solito giro di amici degli amici»
Il suo auspicio è ora che il sindacato dei giornalisti Rai non lo faccia «passare nel silenzio». Staremo a vedere se il suo appello sarà accolto. È tuttavia un fatto, e la senatrice di FdI lo ha rimarcato, che sia stato proprio l’ad Rai a «lanciare ufficialmente il messaggio ai cittadini che pagano il canone» che «Damilano è il migliore dei migliori ed a tutti i “costi” deve condurre un programma». Una valutazione che non trova per nulla d’accordo la Santanché, secondo la quale «restano ignoti questi requisiti di merito, ma piace al Pd e alla sinistra e questo basta». Ancor più tosta la conclusione: «Complimenti a chi anche questa volta farà pagare agli italiani i posti trovati agli amici degli amici».