La siccità minaccia il 50% dell’agricoltura al Nord. Negli ultimi 70 anni il Po mai così secco
La siccità minaccia l’agricoltura e la biodiversità del Paese. È emergenza dal Nord al Centro. Lo spettro del razionamento dell’acqua in molte città è concreto. La gravissima siccità che ha colpito il Po e gran parte dei fiumi italiani è la peggiore degli ultimi 70 anni ed è ancor più grave per essersi manifestata in anticipo. A lanciare il grido d’allarme è il Wwf nella Giornata Mondiale Desertificazione e Siccità.
Siccità, le Regioni del Nord
Una situazione drammatica che rischia di peggiorare. Le Regioni del Nord annunciano la richiesta dello stato d’emergenza o hanno già scritto a Roma, come ha fatto il Piemonte. «Non avere l’acqua in agricoltura è una calamità naturale – ha detto il governatore Alberto Cirio – in un anno in cui i costi dei concimi sono triplicati, i costi della benzina agricola è più o meno uguale al costo della benzina tradizionale, quindi gli agricoltori piemontesi si trovano già in grande difficoltà, per questo non possiamo lasciarli da soli».
Piemonte, in 170 Comuni ordinanze per limitare l’uso dell’acqua
E poi ancora: «In Piemonte siamo di fronte ad una crisi idrica peggiore di quella del 2003, abbiamo avuto il secondo maggio più caldo dal 2009 a oggi e la portata d’acqua del fiume Po è al di sotto del 72% rispetto a quella naturale del periodo». Cirio poi fa sapere che in Piemonte al momento sono 170 i Comuni che hanno già fatto ordinanze di uso consapevole dell’acqua potabile, utilizzo cioè finalizzato agli scopi alimentari, e di limitazione o divieto di uso improprio.
Cirio: chiesti lo stato di calamità naturale e di emergenza
La crisi idrica causata dalla siccità che si sta interessando il Piemonte, ha poi detto Cirio, «impone la dichiarazione di stato di emergenza da parte del governo perché con questo strumento avremo le risorse necessarie per ristorare gli agricoltori che stanno già patendo gravissimi danni». «Per questo oltre allo stato di calamita naturale abbiamo chiesto anche quello di emergenza e attivato alcune strade per migliorare la situazione».
Siccità, la Cia: l’agricoltura al Nord rischia il 50% della produzione
Interventi immediati come turni per annaffiamenti e irrigazioni di soccorso per salvare le produzioni in campo e, poi, interventi strutturali sulle infrastrutture idriche come una rete di nuovi bacini e invasi, diffusi sul territorio, per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana. Lo chiede Cia-Agricoltori Italiani, di fronte alla drammatica siccità che ha colpito il Nord Italia, soprattutto il bacino del Po, area centrale del Made in Italy agroalimentare, dove è a rischio fino al 50% della produzione agricola.
Danni complessivi destinati a superare il miliardo di euro
Proprio oggi si celebra la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità -ricorda Cia- che non poteva cadere in un momento più complicato nel Paese, con piogge più che dimezzate rispetto al 2021, criticità sparse al Centro e Sud Italia, e soprattutto una crisi idrica eccezionale che coinvolge Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, ma anche Valle d’Aosta e parte del Trentino. Con danni complessivi destinati già a superare un miliardo di euro – stima Cia – se non pioverà neanche sulle Alpi nelle prossime settimane, si corre il pericolo di dire addio al pomodoro tardivo così come a molte orticole, la cui coltivazione, vista la mancanza di acqua necessaria per irrigare, non può neppure essere avviata. Per la frutta estiva invece, in particolare meloni e cocomeri, si prevede una riduzione tra il 30% e il 40%, che arriva al 50% per il mais e la soia, produzioni il cui mercato è già ampiamente sotto stress per via della guerra in Ucraina.
“RIFLETTETE GENTE :
Avete mai sentito parlare, per caso, degli Emirati Arabi, di Dubai o di Abu Dhabi?
Parlate a loro di siccità.
In estate hanno una temperatura media di 40 gradi (a dicembre 21 gradi).
Sapete quanti sono i giorni di pioggia da Maggio a Ottobre? Zero.
Eppure l’acqua potabile la potrebbero vendere.
Oltre ad un efficienza di altissimo livello, la chiave di volta è stata la costruzione di un gigantesco dissalatore.
Stiamo parlando del dissalatore di Jebel Alì, che riesce a produrre 2 miliardi di litri di acqua al giorno, perfettamente potabile.
Andategli a raccontare ora che da noi, con un clima ed un territorio infinitamente più clemente (non siamo in pieno deserto mi pare), dobbiamo razionare le docce e persino i bisogni corporali, come ci ha esortato a fare un gretino, uscito direttamente dalla “Laudato si'” di produzione gesuita.
Avete idea di chi ha costruito tale macchina dissalante? Fisia Italimpianti, azienda italiana del gruppo Impregilo.
Eppure, con l’infinita competenza al comando, questa opzione non è in agenda.
In agenda c’è solo la sofferenza e lo sterminio del popolo italiano.
A cui viene centellinato tutto.
Si dirà che da noi non ci sono i soldi, (tranne che per i bonus elisir, le armi altrui, l’accoglienza terzomondista e le cooperative rosse) e alla gente sta bene.
Ci siamo castrati di cazzonaggine, di ricatti economici, di espropri aziendali, di banche voraci, di cessioni criminali di sovranità e di bonus insensati e fasulli.
Ma non abbiamo capito, non abbiamo voluto capire e non lo vogliamo ancora oggi.
E mentre ci viene imposto ogni supplizio che passa per la testa a lor signori, da noi si parla di pace possibile tra Draghi e Conte e impulsi disordinati e bassi da celebrare con matrimoni ridicoli.
Da Dante fino alla fogna assoluta.
Questo vuole la massa. E così sia…….”