Letta e M5S, questo matrimonio non s’ha da fare: l’intesa con gli “scomparsi” crea malumori nel Pd
Le amministrative sono già alle spalle. Il problema più grosso per Enrico Letta resta il rapporto con il M5S. È il classico matrimonio di interesse che non funziona ora e difficilmente funzionerà domani. Nel Pd, a dispetto di quanto dice il leader, in molti nutrono seri dubbi. E le rassicurazioni dello stesso Letta – che ora estrae dal cilindro il “modello Ulivo” e il “modello Verona” – non bastano. La riproposizione dell’Ulivo, infatti, è difficile, perché è un’impresa titanica unire Calenda e Conte. Il modello Verona è un’illusione ottica, visto che Tommasi l’ha spuntata unicamente per la divisione Tosi-Sboarina e per l’astensionismo. Qualcuno ha deciso di uscire allo scoperto. In primis, Stefano Bonaccini: «Non accetto che abbiamo perso due anni a correre dietro al M5S. Non perché non dovessimo governare insieme il Paese, ma perché sembrava che ogni giorno dovessimo aspettare quello che decideva il Movimento».
I guai di Letta, i voti del M5S sono pochi per vincere alle Politiche
Del resto il M5S, tra sondaggi e voti reali, oscilla tra il 10% e il 7%. Troppo poco per vincere le Politiche insieme a Conte. Tra l’altro, i alcune zone i pentastellati sono pressoché scomparsi e quindi il “cartello” con loro sarebbe solo una specie di finzione. Nel Lazio e in Lombardia, poi, le cose per il Pd non sono andate per il verso giusto. Ed è iniziata – a porte chiuse, naturalmente – una sorta di resa dei conti. La sentenza di condanna è sempre per i Cinquestelle e per i loro capricci (che fanno solo perdere voti). Diventa difficile anche spendere una parola buona sul reddito di cittadinanza. Letta continua a difendere la strategia del cosiddetto “campo largo”: «Lo prendevano in giro in tanti, ma le prese in giro si sono rivoltate contro chi le faceva». Ma sa benissimo che i grillini vanno avanti con gli aut aut, la pensano diversamente sull’Ucraina, sono dilaniati al loro interno. C’è poco da fidarsi.
Nelle realtà locali del Pd ci sono molti malumori
Malumori arrivano soprattutto dai territori. «Analizzare sia le situazioni di sconfitta che di successo, senza sottovalutare gli errori». È quanto è emerso dalla segreteria regionale toscana del Pd. Fa particolarmente male la sconfitta di Lucca. Una sconfitta che giunge «nonostante la compattezza del partito locale e l’uso dello strumento delle primarie. Evidente come il ballottaggio abbia visto Raspini raccogliere pochi voti in più rispetto al primo turno». Questo, «a fronte invece di un incremento maggiore di Pardini».