L’ultima tentazione di Conte: lasciare il governo. Ma un eletto M5s confida: “Pensiamo solo allo stipendio”
«Perdiamo consenso? Va bene, mi dispiace, ma che nessuno ci dica al governo: state zitti e buoni e non date fastidio». È arrivata la risposta di Giuseppe Conte al disastro delle amministrative, dove il M5S ha una media sotto al 3 per cento per cento nei 26 capoluoghi.
In conferenza stampa l’avvocato di Volturara affronta i temi del governo e lascia intendere che potrebbe anche pensare al gran rifiuto. E quindi ammette: «I cittadini ci chiedono di lasciare il governo Draghi, il nostro elettorato sta soffrendo». Però nessuna fuga in avanti: «Non ce la sentiamo di voltare le spalle ai cittadini in questo momento di congiuntura». Niente crisi di governo, anche se Conte si lascia sempre aperto lo spiraglio del colpo di mano: «Dal governo nessuno ci dica zitti e buoni». «Se dovesse crearsi questo cortocircuito, dico subito che non lo accettiamo, che non va assolutamente bene. Noi ci stiamo al governo ma nessuno pensi che ci sia una sospensione della dialettica politica».
Conte e i malumori nel M5s: per Grillo il credito è esaurito
Intanto, per tacitare il fronte interno, l‘ex presidente del Consiglio, che ormai da oltre un anno con qualche incidente di percorso interno guida i 5 Stelle, ha annunciato un’altra infornata di nomine, stavolta sono i nomi dei referenti territoriali, in media uno per regione.
Chi conosce le cose di casa M5s, sa che anche Beppe Grillo e i colonnelli hanno più di un mal di pancia e cominciano a interrogarsi sul Conte dimezzato. Le piazze piane e le urne vuote sono una costante delle campagne elettorial dell’ex premier. Negativi i risultati alle elezioni nelle grandi città lo scorso autunno, addirittura fallimentari adesso, sondaggi che certificano un costante calo a livello nazionale: ora con il completamento organizzativo della struttura del partito il nuovo M5S è cosa fatta.
Un fronte interno che sempre più difficile da gestire. Conte ha parlato ieri anche della ormai questione annos del doppio mandato. «Vi preannuncio che entro fine giugno ci sarà un voto sulla regola del doppio mandato», precisando: «Non esprimerò la mia posizione sul doppio mandato per non influenzare il voto». Ma tutto è avvolto nel caos anche sulla regola originaria.
Come confida al Giornale un deputato alla prima legislatura, «ormai non abbiamo nemmeno più la spinta a cambiare partito, pensiamo solo a portare a casa lo stipendio e il Tfr alla fine della legislatura, poi chi lo sa».