Lupi: “Questo centro è come l’Araba Fenice. Tanti piccoli colonnelli senza una proposta politica”
“Questo centro ormai è come l’ Araba Fenice. Non potrà mai nascere da una formula a tavolino, senza una proposta politica“. A gelare i sogni di gloria dei centristi, centrini, aspiranti aghi della bilancia, da Renzi a Calenda, fino ad altri cespiglietti è Maurizio Lupi. Il leader di Noi con l’Italia, giovedì era sul palco di Verona con Meloni e Salvini. L’unico centrista della serata. Per questo le sue parole sono un segnale importante. Un altolà a chi parla di centro ma poi fa della frammentazione e della perenne querelle con i possibili alleati uno stile di vita politico. Così non può nascere nulla al centro che possa portare alle elezioni.Lo ammette senza mezzi termini Maurizio Lupi.
Lupi, centro addio: “Rilanciare nel centrodestra un baricentro moderato”
«Stiamo ancora pagando le rotture su governo e elezione di Mattarella, ma è chiaro che se la mia coalizione non ritrova il valore politico, non numerico, dello stare insieme, rischia di sfaldarsi». Lono le parole consegnate a Paola Di Caro sul Corriere della Sera. Va giù pesante. Non si può costruire «un partito di centro fatto da tanti piccoli colonnelli e senza un collante reale». Per cui il suo obiettivo, alla luce delle distribe inconcludenti tra Calenda, Renzi e i moderati di Pd e M5S è uno solo. Rilanciare nel centrodestra “un baricentro moderato” con “proposte, ideali, programmi all’altezza di un Paese profondamente cambiato dopo 3 anni di emergenze: serve la forza di un progetto, non la corsa interna a chi arriva primo”.
Centro, Lupi: Tanti piccoli De Gasperi non fanno un Dc”
Le sue parole significano porte chiuse alle proposte che arrivano da Renzi, da Calenda, per un soggetto di centro autonomo? La risposta alla domanda è un sostanziale sì. «Questo centro ormai Araba Fenice non potrà mai nascere da una formula a tavolino, senza una proposta politica – ha risposto- . Non a caso l’unico esperimento di questo tipo, quello di Monti nel 2013 che ebbe anche un discreto successo elettorale dal punto di vista numerico visto il traino dell’ex presidente del Consiglio, si è sfaldato in pochi mesi in Parlamento. E questo perché non è che tanti piccoli De Gasperi facciano automaticamente una Dc».
“Il nostro destino non è condannarci all’irrilevanza”
E un partito di Draghi? come «eredità» da cui ripartire? No, spiega Lupi: «Serve realismo. La sua eredità è un’altra, come lui stesso chiarì quando divenne premier: il suo governo doveva rappresentare non la sconfitta della politica, ma il primo passo verso il recupero di quello che la politica deve essere. E cioè autorevolezza, concretezza, impegno serio per il bene comune». E poi invita i moderati a una riflessione: «Dobbiamo chiederci: il nostro destino è condannarci all’irrilevanza o lavorare per ritrovare le radici che ispirarono il centrodestra dei contenuti , della responsabilità, della concretezza? Io voglio provarci, lo spazio e le possibilità ci sono».