M5S: ora lo scontro è tra Di Maio e Fico. Il marasma grillino, da politico, diventa istituzionale
Fuori i secondi – Conte, probiviri, nomenclatura di conio recente – e spazio sul ring ai veri rivali: Luigi Di Maio e Roberto Fico. Un derby tutto campano, rimasto anni sotto traccia per riemergere prepotentemente nel momento in cui nessuno scommetterebbe un centesimo sulla permanenza del ministro degli Esteri nel M5S. E dire che l’altro – Fico – non gli è da meno in quanto a rilievo pubblico, essendo il presidente della Camera, ruolo che ne fa la terza carica dello Stato. Il rischio è che lo scontro, da politico, si faccia istituzionale. Niente di nuovo, s’intende: nel 2010 accadde più o meno la stessa cosa, a parti più o meno invertite, tra Gianfranco Fini e l’allora premier Silvio Berlusconi. In quell’occasione fu il primo a subire l’espulsione, per altro dopo aver pronunciato l’ormai celebre «che fai, mi cacci?».
Fico: «Siamo arrabbiati e delusi»
Ma torniamo a Fico e a Di Maio, oggi impegnato al Consiglio Affari Esteri, in corso a Lussemburgo, sulla guerra in Ucraina. Parlando a nome dei 5Stelle, il presidente della Camera li ha definiti «arrabbiati e delusi, niente di più, niente di meno». E lui come loro. E ne spiega il motivo: «Per quale motivo si deve mettere in discussione una cosa che non è in discussione, c’è qualcos’altro?». Il riferimento è all’attacco mosso da Di Maio a Conte sulla alla risoluzione relativa alla guerra in Ucraina e ai rapporti con Ue e Nato. Un documento ancora in gestazione e che, di conseguenza, fa apparire pretestuosa la sortita del ministro. Da qui la sua decisione di schierarsi con il M5S. «Non c’è nessun Conte-Di Maio – ha infatti sottolineato -. L’unica cosa che c’è, al massimo, è Movimento-Di Maio». Della possibile espulsione del ministro dice di «non volerne parlare».
Il portavoce del ministro: «Gli attacchi delle alte cariche indeboliscono il governo»
Ma è chiaro che non c’è alcuna solidarietà nei suoi confronti. Anzi, l’impressione è che Fico abbia scelto con cura ogni parola proprio per evidenziare l’isolamento del titolare della Farnesina. A nome del quale replica il portavoce: «Stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, oggi hanno rivolto al ministro Di Maio», si legge in una nota. E ancora: «Il ministro Di Maio non replicherà a nessuno degli attacchi che sta ricevendo in queste ore. C’è un limite a tutto. Ciononostante non si può indebolire il governo davanti al mondo che ci osserva, in una fase così delicata». Intanto, nel M5S prosegue lo psicodramma sull’espulsione. C’è chi la sollecita (Ricciardi, Gubitosa e Turco), chi vuol mediare (Bonafede, Crippa e Appendino) e chi, come la Taverna, vorrebbe che Di Maio togliesse spintaneamente il disturbo.