Ma quale Lagarde! Per il giornale di De Benedetti è il centrodestra a far schizzare lo spread
Nessuno ha capito nulla, neppure i giornaloni traboccanti di “dotti, medici e sapienti“: l’impennata dello spread è colpa di Meloni e Salvini, e non dei tentennamenti e delle vaghezze di Christine Lagarde, presidente della Bce. Non lo ha capito nessuno tranne il Domani edito da Carlo De Benedetti. «Se lo spread continuerà a salire – scrive infatti l’economista Claudio Emanuele Felice -, sarà perché gli operatori finanziari non si fidano della politica. Ed è difficile dargli torto». Fin qui siamo sul generico. Il cerchio si restringe subito dopo: «Il centrodestra è lo schieramento dato vincente alle prossime elezioni». Eccolo qua. Ma lasciamo continuare l’economista: «Di fronte alle mosse della Bce, Salvini e Meloni hanno rispolverato i toni no euro, evocato complotti e chiesto addirittura una compensazione per l’Italia».
Il Domani: «Meloni e Salvini rispolverano toni no euro»
Due considerazioni. La prima attiene alla consecutio degli eventi, nel senso che, come implicitamente ammette Felice, i leader di FdI e Lega avrebbero «rispolverato i toni no euro», solo dopo il patatrac creato dalla Lagarde (pudicamente intesa come «le mosse della Bce»). Se tanto ci dà tanto, è di tutta evidenza che senza le improvvide mezze dichiarazioni della presidente dell’Eurotower, la Borsa di Milano non avrebbe bruciato 39 miliardi in una seduta sola e lo spread non sarebbe schizzato a quota 234. Morale: ad incendiare i mercati è stata lei e non Meloni e Salvini.
Ma è vera democrazia quella della Ue?
La seconda considerazione è di carattere più generale e investe apertamente il senso e la qualità della nostra democrazia. Eccola: un leader politico e/o un partito conservano ancora autonomia di giudizio e libertà di proposta rispetto a temi come Ue, economia, immigrazione, gender o devono – pena la loro messa al bando – necessariamente uniformarsi al mainstream? In Europa, insomma, conta ancora la volontà dei popoli o vale solo quel che pensano mercati, tecno-burocrazie e conduttori tv? Tempo fa, ospite di Lilly Gruber, proprio l’editore di Domani fu sul punto di brutale chiarezza, fino a sostenere che mai la Ue avrebbe consentito al centrodestra di governare, seppur in presenza di un inequivocabile mandato popolare.
Lo spread colpisce anche il governo Draghi
Un’affermazione eversiva. Ma tant’è: al tempo del primato della finanza, lo spread è l’unico indicatore che conta. Ma è anche il totem intorno al quale costruire la nuova menzogna. Non è un caso che sia stato proprio questa parola inglese di sei lettere ad aver sfrattato l’ultimo governo scelto dagli elettori, quello di Berlusconi, e ad aver avviato da noi l’interminabile stagione degli esecutivi tecnici o di emergenza, come quello attuale. E poiché il diavolo fa solo pentole e mai coperchi, succede che il differenziale tra i nostri Bpt e i Bund tedeschi finisca per fare danni anche con Draghi a Palazzo Chigi. In questo caso, però, la prospettiva si ribalta: già, ai tempi del Cavaliere, l’impennata dello spread fu colpa del governo. Oggi, invece, è dell’opposizione. Basterebbe questo a farci capire di quale imbroglio siamo ormai prigionieri.