Peschiera, la sinistra scopre che i neri molestano. E danno la colpa alla Meloni: semina odio…
Sono sempre i soliti. Immancabilmente si sentono dalla parte della ragione. E invece, diciamo la verità così com’è, senza girarci intorno: tutta la sinistra e le femministe in particolare, dopo i fatti di Peschiera, hanno fatto una colossale figura di me…a. Per settimane se la sono presa con gli Alpini accusandoli di essere potenziali stupratori. Ci hanno montato sopra una campagna di demonizzazione. Hanno raccolto firme per impedire futuri raduni. Hanno rimosso una povera dirigente del Pd per avere detto l’ovvio: se vi hanno molestato, denunciate. Ci hanno raccontato che il catcalling equivale a uno stupro etico.
I fatti di Peschiera e lo “schiaffo” di Meloni: care femministe, dove siete?
E che ti va a capitare un mese dopo? Un branco di immigrati, al grido di “Peschiera è Africa”, bivacca in una località di villeggiatura nel giorno della festa della Repubblica italiana, fanno i bulli in treno, palpeggiano e fanno svenire alcune ragazzine che viaggiavano con loro. Giorgia Meloni osserva: care femministe, adesso indignatevi come avete fatto per gli Alpini.
La ridicola risposta del Pd: speculazioni
La punzecchiatura arriva bella forte da quelle parti. E più che una puntura è uno schiaffone. E pure meritato, perché da un punto di vista logico non fa una piega. E loro che ti combinano? Se la prendono con la destra che specula “sulla pelle di minorenni”. Lo dice una del Pd. Si chiama Valeria Valente. E non si capisce bene se i minorenni da tutelare sono i molestatori, immigrati di seconda generazione, o le ragazzine che hanno denunciato.
Il branco è sempre branco. Il maschio è sempre tentato dallo stupro. Questa è la loro ideologia. E se il maschio usa lo slogan “Forza Africa” ciò per loro è ininfluente, come è ininfluente che abbiano molestato le ragazzine perché bianche. Come avvenuto a Capodanno a Milano. Del resto loro si prefiggono lo ius soli. Questi trenta vandali e molestatori, già individuati, fosse per Letta, sarebbero già tutti italiani, anche se vanno a fare le loro devastazioni con la bandiera del Marocco e di altri paesi africani.
Ora è bene che vi siano denunce, per gli Alpini le denunce erano ininfluenti…
Eppure da Paolo Berizzi a Nicola Fratoianni il coro dei commenti è unanime: cattiva la Meloni che specula. Cattive le destre che seminano odio. Cattivi quelli che strumentalizzano. L’autorità giudiziaria farà il suo corso dopo le denunce.
Ma come? Avete cacciato la dirigente delle donne di Rimini, del Pd, perché aveva detto che la questione delle molestie degli Alpini doveva essere risolta dalle denunce e quindi dall’autorità giudiziaria e ora, in questo caso che coinvolge molestatori neri, questa tesi vi fa comodo? Ma con che faccia parlate ancora? Questo è puro esercizio di cialtronaggine.
Stancanelli piccata dalla frase di Giorgia Meloni
Ma i commenti sui giornali progressisti dedicati alla vicenda sono, se vogliamo, ancora più significativi. Iconici. Da incorniciare a futura memoria. Prendiamo Elena Stancanelli sulla Stampa. Lei paragone il “dove sono le femministe?” di Meloni al tormentone “E allora le foibe?”. Una frase fatta, uno slogan. Per poi replicare con una falsità: “Quanto alle femministe, anche stavolta, stanno nello stesso posto, state tranquilli. A spingere macigni, rimuovere incrostazioni secolari che nascondono l’arroganza di certi uomini”. E no, cara Stancanelli. Le femministe di Non una di meno le troviamo a Brescia il prossimo 8 giugno a fare il sit in contro gli Alpini e non alla stazione di Peschiera. E non è un dettaglio da poco. Non stanno sempre lì a tutelare le donne. Stanno lì a fare le battaglie politiche di parte che ritengono più convenienti.
Stancanelli vira poi sul problema dei treni regionali pieni: su quel treno partito da Peschiera non si respirava, erano tutti ammassati, chi li ha fatti viaggiare in quelle condizioni? Riassumendo è colpa delle Ferrovie, un po’ della Meloni, un po’ anche di Salvini, un po’ del maschio stupratore. Ma gli immigrati guai a nominarli. Che penosa arrampicata sugli specchi.
Michela Marzano assurda: chi ha affossato la legge Zan non deve parlare
Ma il meglio lo leggiamo su Repubblica. Qui si esercita Michela Marzano che già in apertura del suo commento fa capire che aria tira da quelle parti. “Alcune delle frasi urlate alle ragazze, in particolare: «Le donne bianche qui non salgono», ricordano in maniera imbarazzante le parole che, per secoli, sono state scagliate contro le persone nere”. Insomma: chi la fa l’aspetti.
La violenza contro le ragazze bianche è inaccettabile, concede la Marzano, soprattutto se quegli immigrati respirano la cultura dell’Islam radicale. Ma attenzione: quella violenza è inaccettabile così come “è inaccettabile che tante ragazze e tante persone omosessuali e trans debbano ancora oggi crescere sapendo che dovranno fare attenzione a come si vestono, a quanto bevono, a dove vanno e alle persone che frequentano, per evitare di subire stupri o molestie”.
“Sono quelli di destra i promotori della cultura dello stupro”
Quindi, è l’ardito ragionamento di Michela Marzano, coloro che hanno contribuito “ad affossare la legge contro l’omotransfobia e la misoginia” non sono autorizzati a fare la morale alla sinistra che non ha dato rilievo al fatto che i molestatori “erano ragazzi neri”. Questo è linguaggio d’odio, dice Marzano distribuendo bacchettate, e così la destra “non contribuisce affatto a smantellare la cultura dello stupro”. Anzi, sono quelli di destra ad esserne i principali promotori. Ecco fatto. Ha scritto proprio così: la destra che non ha voluto la legge Zan è violenta e semina odio quindi i molestatori neri li ha istigati Giorgia Meloni. Quindi, avessimo avuto la legge Zan a Peschiera non accadeva nulla. Nessuna molestia in treno…Noi restiamo senza parole. Michela Marzano rifila invece ai lettori di Repubblica assurde panzane. C’è solo da sperare che non siano tutti rincretiniti.