Peste suina, due casi di maiali infetti a Roma. Fiocchi (FdI): «Cacciatori ed esercito contro i cinghiali»

10 Giu 2022 17:31 - di Giorgia Castelli

I primi due casi di maiali contagiati dalla peste suina in un allevamento familiare all’interno della zona rossa di Roma accelerano l’emergenza cinghiali nel Lazio.

«A furia di inspiegabili ritardi e la sottovalutazione dei rischi collegati all’elevata infettività del virus della Peste suina africana, nel Lazio si sono registrati due casi di maiali infetti. L’Europa aveva tempestivamente chiesto all’Italia un Piano di Emergenza specifico dopo i primi casi di cinghiali trovati morti in Piemonte e Liguria». Così in una nota l’eurodeputato di Fratelli d’Italia- Ecr e componente la commissione Ambiente del Parlamento europeo, Pietro Fiocchi.

Peste suina africana, Fiocchi: «Nel Lazio due casi di maiali infetti»

«Anziché attenersi scrupolosamente alle linee guida del Protocollo specifico Ue, peraltro già applicato con successo in Belgio e Cecoslovacchia con l’abbattimento dell’80% della specie, il Piano è rimasto al palo. I cinghiali continuano ad invadere i centri abitati, persino le spiagge, solo da poco tempo è in corso la posa dei recinti per contenerli e le gabbie ai cassonetti. A mali estremi, estremi rimedi, non c’è animalismo che tenga con le proposte più balzane come la sterilizzazione, se vogliamo salvare gli allevamenti e la filiera alimentare ad essa collegata, in gioco vi sono 20 miliardi di euro».

«Se necessario utilizzare anche l’esercito»

«I cacciatori italiani – prosegue Fiocchi – possono dimostrarsi una risorsa determinante per il contenimento di questa specie invasiva, operando in modo gratuito e volontario coordinati dalle autorità competenti per l’eradicamento della Psa. Non c’è un giorno da perdere – conclude Fiocchi – se necessario utilizzare anche l’esercito come già testato in Belgio e Cecoslovacchia».

Ilaria Capua: «Nessun rischio per la salute umana»

Ci si chiede se potrebbe essere a rischio anche la filiera suinicola. «Le persone devono stare tranquille, non c’è nessun motivo di allarme. La filiera degli allevamenti intensivi è separata da quella del suino familiare e sono già stati presi provvedimenti per la biosicurezza, che comunque dovrebbero essere intensificati perché il virus sta circolando. Ma per quanto riguarda il consumo di carne di maiale, non c’è nessun rischio per la salute umana». Così all’Adnkronos Salute Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida.

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