San Lorenzo, il cuoco che ha salvato Alessandra dallo stupro: l’aggressore mi ha colpito col cacciavite

1 Giu 2022 11:21 - di Redazione
San Lorenzo stupro

Alessio, il cuoco che ha salvato Alessandra da uno stupro ad opera di un marocchino, nella notte di sabato a San Lorenzo , racconta a Repubblica come e perché è intervenuto in aiuto della ragazza terrorizzata. L’aggressore le teneva un cacciavite puntato alla gola. Il suo salvatore, 38 anni, non si sente un eroe ma non ha potuto girarsi dall’altra parte.

«Camminavo in via dei Sardi – dice – per andare a prendere il tram allo Scalo di San Lorenzo. A un certo punto mi è venuta incontro l’amica di Alessandra, mi ha detto: “Ti prego, aiutami, non te ne andare. La mia amica è in pericolo”». Alessio si è avvicinato e ha visto “nel buio un ragazzo con il braccio intorno al collo di Alessandra. Ho chiesto loro se si conoscevano. Lui mi ha detto: “Sì, non ti preoccupare, è la mia ragazza”. Gli ho risposto: “Stai zitto, voglio saperlo da lei”. A quel punto Alessandra, che era rimasta muta, ha preso coraggio. Mi ha ripetuto “Ti prego aiutami”».

Alessio non si era accorto che lo stupratore era armato di un cacciavite.  «Gli ho tolto il braccio dalle spalle di Alessandra, l’ho allontanata e poi ho sbattuto quel tipo contro il muro. Abbiamo avuto una colluttazione che è durata alcuni minuti, a un certo punto mi sono sentito come spingere, invece era lui che mi stava colpendo con un cacciavite. Mi ha preso al braccio, alla pancia e sul petto, vicino al cuore». All’arrivo della polizia se n’è andato: « Alessandra ormai era salva e il giorno dopo, alle otto, dovevo attaccare al lavoro: sono andato a casa a dormire. Altrimenti avrei fatto inutilmente l’alba in commissariato per formalizzare gli atti. C’erano altri due testimoni. E poi era tutto buio, quel tizio non saprei riconoscerlo».

Alessio ha sicuramente fatto un gesto coraggioso. E’ importantissimo il suo esempio: ha rischiato in prima persona per salvare una ragazza e non ha fatto finta di non vedere. Tuttavia non possiamo non notare che le versioni fornite da Repubblica, a firma degli stessi giornalisti, sono molto diverse nel gior di due giorni. 24 ore fa si specificava che l’aggressore era un marocchino. 24 ore dopo ogni riferimento etnico sparisce e si sottolinea il fatto che Alessio frequenta la polisportiva Atletico San Lorenzo e che ritiene i centri sociali “presidi di socialità e inclusione” in nome dell’antifascismo. Tutto molto bello.

Peccato che non debbano essere i centri sociali a rendere sicuro un territorio, ma le forze dell’ordine, con cui Alessio ha preferito “non perdere tempo”. Inoltre, la sola presenza di brave persone e ottimi cittadini come Alessio non basta a far percepire un quartiere come frequentabile, di notte, da ragazze ventenni. La vittima infatti 24 ore fa diceva che a San Lorenzo di notte non si può girare. 24 ore dopo, quello diventa un quartiere universitario dove Alessio per caso si è imbattuto in un immigrato stupratore. Davvero Repubblica pensa che siamo tutti fessi? La notizia, oltre al coraggio di Alessio, è un’altra: Roma di notte non è sicura, e meno che mai il quartiere di San Lorenzo. Con buona pace dell’antifascismo, che in questa circostanza non c’entra proprio un fico secco.

 

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