Scissione 5S, l’immobilismo di Conte fa infuriare anche Grillo. Un big: «Così viene giù tutto»
Somiglia al Romano Prodi imitato da Corrado Guzzanti. Ricordate? «Io sto fermo, non mi muovo: sono come un semaforo». Giuseppe Conte fa lo stesso, nonostante Luigi Di Maio gli abbia sottratto oltre 60 parlamentari tra deputati, nazionali ed euro, e senatori. «Non è ancora il momento di contrattaccare», va raccomandando ai superstiti. Nel frattempo, però, rischia che quel che resta del M5S gli si sfarini tra le mani. Ieri mattina – informa il Messaggero – se ne è rimasto asserragliato nella sede di via Campo Marzio, ma più per ricevere consigli che per impartire disposizioni. Conte, si sa, è soprattutto un attendista, con incorporata una naturale tendenza al rinvio. Accompagnata da quella, altrettanto innata, a privilegiare le scelte più comode.
Conte: «Non è il momento di contrattaccare»
Non per niente, la sua prima reazione si è rivelata un vero inno all’immobilismo: «Restiamo al governo, ma non chiedo le dimissioni di Luigi da ministro». Draghi e Di Maio, commossi, ringraziano. «Ma così viene giù tutto», ha commentato un big come Stefano Buffagni. Uno sfogo, il suo, condiviso dai tanti atterriti dal vedere il ministro degli Esteri reclutare (ieri due europarlamentari sono passati con lui) mentre Conte parla. Fonti pentastellate descrivono un Beppe Grillo a dir poco infuriato. E questo spiega perché l’ex-premier ha parzialmente modificato lo spartito di fronte a Lilly Gruber su La7. Nulla di trascendentale, s’intende, ma qualche stoccatina a Di Maio l’ha assestata: «Lascerò che s’interroghi con la propria coscienza e decida, io non chiederò le sue dimissioni».
Con Di Maio altri due eurodeputati
In realtà, le ha chieste senza dirlo apertamente. Ha anche accusato il titolare della Farnesina di aver predisposto tutto da tempo per poi rinfacciargli le clamorose capriole sulla politica internazionale: «Gli ricordo i Gilet gialli». Quanto al governo, nel salotto tv di Lilly la Rossa, Conte non ha giurato amore eterno a Draghi: «Saremo con lui fintanto farà gli interessi dei cittadini». Nel merito non significa molto, ma politicamente si traduce in un avvertimento a non tirare troppo la corda. Basterà a tener su un M5S spaesato come mai prima? Non è scontato. Tanto più che sullo sfondo restano sempre nodi insoluti come il divieto di terzo mandato e le nomine dei responsabili provinciali. Due mine che potrebbero mandare definitivamente in frantumi quel che resta dell’arrembante, un tempo, MoVimento.