Sgarbi: “Evola artista grande come Kandinskij. Perché è stato oscurato”. Grande mostra al Mart
Al Mart di Rovereto, aperta fino al 18 settembre c’è una grande mostra dedicata a “Julius Evola. Lo spirituale nell’arte “(a cura di Beatrice Avanzi e Giorgio Calcara). L’iniziativa è di Vittorio Sgarbi. Solo a lui – commenta Libero– poteva riuscire “l’impresa”: portare in una rassegna rivolta al grande pubblico le opere dadaiste del pensatore “maledetto”, oscurato dalla cultura ufficiale. Il critico d’arte mette infatti in correlazione alla mostra su Evola la coeva mostra di Banksy a Trento, artista «mainstream», popolare, “di moda”; portatore di istanze – la critica alla società dei consumi- “molto condivise da un’umanità che procede per ovvietà”. Ecco, dice Sgarbi intervistato da Borgonovo: “Julius Evola è esattamente l’opposto di Banksy. È un artista che è stato condannato, umiliato, messo in carcere, processato e poi assolto”. Insomma, un escluso, o un “impresentabile”, etichetta che va per la maggiore oggi.
Sgarbi: “Evola grande artista, non gli è stato perdonato nulla”
Dice il critico e promotore della mostra, la prima completa sull’opera pittorica: «Evola ha lavorato come pittore tra il 1915 e il 1922, in tempi che, con una brutta forma, si potrebbero chiamare “non sospetti”: perché il fascismo non c’era ancora. Eppure l’opera pittorica di Evola è stata completamente rimossa“. La pittura dadaista del filosofo – ricorda Sgarbi- era già stata sdoganata da un critico non di destra come Enrico Crispolti, che gli dedicò una mostra nel 1963. Riuscendo ad andare oltre i pregiudizi ideologici. Rievoca come accadde questo “strano” incontro: “Nel 1959 ci fu un incontro memorabile tra Crispolti e questo strano personaggio che se ne stava sempre chiuso in casa. Crispolti andò a vedere le opere di Evola e capì che erano rivoluzionarie“.
Sgarbi: Evola grande come Kandinskij
Il ritardo storico nei confronti di Evola è impressionante. “Possiamo dire che a lui non è stato perdonato nulla”. Sgarbi considera Evola più “profondo” dei futuristi: “il suo collegamento con la comunità internazionale era molto più vasto: egli aveva rapporti con Duchamp, con Cocteau, con Tzara. C’è una singolare corrispondenza diretta tra l’inventore del dadaismo ed Evola. Il quale in effetti iniziò col futurismo”. Ma poi se ne allontanò. Lo infastidiva del movimento marinettiano “tutto il lato chiassoso ed esibizionistico”, spiega Sgarbi nell’intervista. E’ infatti l’elemento spirituale che piace al critico e che lo ha indotto a mettere in mostra l’intera opera del filosofo di “Cavalcare la Tigre”. Il parallelismo qui è con l’astrattismo di Kandinskij, “così vicino a Evola, eppure quest’ ultimo è stato ignorato mentre il russo è considerato il grande della modernità”. Di qui nasce l’intuizione del titolo della mostra del Mart di Rovereto. Il famoso saggio contenente la poetica pittorica di Kandinskij ha per titolo Lo spirituale nell’arte. Il curatore ha dunque voluto mutuarne il titolo e chiamare così la mostra di Evola. “Ho voluto in questo modo innalzare la valutazione di Evola, attraverso il dadaismo di Tzara, fino al livello di Kandinskij”.
La mostra del Mart “oscurata”: è il destino di Evola
Tutto bello, tutto bene, tranne il solito “neo”: Sgarbi lamenta come questa imponente mostra non stia godendo della visibilità e delle recensioni trionfalistiche riservate al altre rassegne. E’ un po’ questo il “destino” che accompagna il pensatore, ammette Sgarbi. “Anche se le sue opere sono un capolavoro di pittura astratta”. E cita José Bergamin, autore di un libro intitolato Decadenza dell’analfabetismo. Che c’entra? Ecco spiegato: “Quello attuale è un mondo di idioti, gente senza testa che non ha pensiero: dei depensanti. In un mondo di depensanti, chi pensa viene considerato pericoloso. Evola era guardato così, nonostante fosse una delle personalità più originali del Ventesimo secolo“. Ma il filosofo, conclude Sgarbi, “come un diamante puro, non ha mai ceduto di un millimetro rispetto alle sue posizioni”. Un elogio puro.