Siccità, stato di calamità nel Lazio, allerta rossa in Piemonte e in Lombardia: «Il governo si muova»
Stato di calamità nel Lazio, «severità idrica alta» in Lombardia, allerta rossa in Piemonte, che chiede aiuto alla Valle d’Aosta, costretta a negarlo perché a sua volta registra «gravi criticità»: continua a complicarsi la situazione siccità in Italia, per la quale le Regioni invocano lo stato d’emergenza. Oggi a Palazzo Chigi si è svolta una riunione tecnica per affrontare la situazione, che sarà al centro della conferenza delle Regioni di dopodomani, durante la quale i governatori, secondo quanto emerso, formalizzeranno al governo la richiesta già avanzata in questi giorni di proclamare lo stato d’emergenza per tutto il Nord. Ma la carenza d’acqua investe anche altri territori.
Il Lazio proclama lo stato di calamità naturale, come «primo step»
«Annuncio che nelle prossime ore proclameremo lo stato di calamità naturale», ha fatto sapere nella mattinata di oggi il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, aggiungendo che «lo stato di calamità servirà ad adottare immediatamente le prime misure, ad invitare i sindaci alle prime misure di contenimento perché dobbiamo prepararci a una situazione che sarà molto critica e dovrà basarsi sul risparmio idrico da tutte le attività, a cominciare dai consumi familiari, però anche alla ricerca di forme di approvvigionamento e di presenza vicino alle amministrazioni comunali». Lo stato «di calamità naturale», ha quindi chiarito Zingaretti, «è il primo step», al quale in base al monitoraggio della situazione potrebbero seguirne altri.
In Lombardia «situazione sotto controllo», ma si parla di razionamenti
In Lombardia, il governatore Attilio Fontana, suggerendo di «evitare sprechi», ha chiarito che «la situazione è ancora sotto controllo». «Non si può ancora dire se verranno effettuati razionamenti, ma circa due mesi fa – ha ricordato Fontana – è stato siglato un accordo con il mondo agricolo proprio per fare in modo che ci fosse la possibilità di riempire i laghi che erano già in difficoltà e di rinviare alcune semine. Ora stiamo lottando perché il problema idrico non vada ad incidere troppo negativamente sul comparto agricolo». Intanto, l’Osservatorio permanente sugli utilizzi della risorsa idrica nel Distretto del fiume Po ha stabilito il passaggio dal «livello medio» di severità idrica allo «stato di severità idrica alta».
Il Piemonte chiede aiuto alla Valle d’Aosta, che però non può darlo
Particolarmente critica, poi, la situazione in Piemonte, dove il governatore Alberto Cirio ha decretato l’allarme rosso. «Oggi viene decretato l’allarme rosso, lo avevamo ampiamente previsto, non si tratta per il momento di blocchi in via permanente, ma di riduzioni del carico di prelievo sul Po», ha spiegato Cirio, puntando sulla necessità di salvaguardare il comparto agricolo, mentre a Chieri, sulla colline torinesi, il Comune ha vietato il prelievo e il consumo di acqua potabile per tutti gli usi diversi da quello alimentare, domestico e sanitario.
La richiesta al governo: «Per la siccità serve lo stato d’emergenza»
Cirio quindi ha rivolto un appello alla Valle d’Aosta per chiedere aiuto, ma la situazione è complicata anche lì. «Noi per primi vediamo i risultati di queste condizioni eccezionali, con i nevai già sciolti come se fossimo ad agosto e temperature altissime anche fino a 4mila metri. Ci troveremo tutti a dover fare i conti con una carenza idrica importantissima», ha spiegato il governatore, Erik Lavevaz. Il Piemonte, quindi, è tornato a sollecitare al governo la dichiarazione dello stato di calamità per l’agricoltura e di stato d’emergenza per le criticità legate alla rete idrica sulla cittadinanza.
«Alla luce dell’allerta rossa è più che mai urgente che da Roma arrivi il riconoscimento di questa situazione di crisi. L’imperativo è quello di salvaguardare l’agricoltura», ha avvertito Cirio, mentre la Coldiretti ha avvertito che «la siccità colpirà i raccolti di grano duro e tenero che registreranno una flessione calcolata tra il 15 e il 20%. Se la situazione meteorologica non cambierà e se non verranno messi in campo i provvedimenti necessari, gli effetti si estenderanno anche ad altre colture. Dall’ortofrutta al mais, fino alla produzione di uva e olive. Nessuna esclusa».