Terzo settore, Barbaro: «Si passi dalle parole ai fatti. L’Italia può essere guida per tutta l’Ue»
Passare dalle parole ai fatti, per dotare il Terzo settore di una cornice normativa in grado di valorizzarlo e potenziarlo. È questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal senatore di FdI e presidente nazionale dell’Asi, Claudio Barbaro, nel corso della due giorni promossa a Roma da Ecr e Asi sul tema “Terzo settore, motore di sviluppo per l’Europa”. Barbaro ha svolto un parallelo tra il mondo dello sport, che partecipa a pieno titolo al mondo del volontariato, e quello del Terzo settore, notando come per quest’ultimo la normativa resti ancora indietro, mentre nel caso dello sport ha favorito un processo di crescita utile non solo al comparto, ma all’intero sistema Paese, sebbene permangano anche qui alcune criticità.
La necessità di un salto culturale nel mondo dello sport
Barbaro, rispetto allo sport, si è focalizzato soprattutto sulla necessità di un salto culturale che deve investire non solo le istituzioni e la pubblica amministrazione, ma gli stessi operatori. In questo senso, ha chiarito, l’Ue, con il Trattato di Lisbona, ha fatto un passo avanti rispetto all’Italia, che ancora fatica a recepire quel «nuovo concetto di sport». E l’auspicio di Barbaro è stato che, anche con il contributo dell’Ecr, si possano promuovere per il comparto momenti di riflessione come la due giorni romana sul Terzo settore.
«Ovunque andiamo ci sentiamo ripetere che siamo un’importante risorsa sociale, che spesso supplisce alle carenze pubbliche», ha spiegato il presidente dell’Asi, riprendendo poi i fili del discorso svolto da Giorgia Meloni sul fatto che «in tutte le occasioni ufficiali spesso vengono tributati grandi riconoscimenti al Terzo settore, discorsi spesso retorici, ma quando poi si passa dalle parole ai fatti – ha avvertito la leader di FdI – si scopre che ben poco sta avvenendo per aiutare l’opera preziosa e insostituibile lavoro del volontariato e dell’associazionismo».
Ecco, dunque, che serve il salto qualità normativo e culturale per migliorare la vita del comparto. Ma Barbaro ha avvertito che questo deve avvenire anche all’interno dello stesso mondo del volontariato, ammettendo con coraggio che anche all’interno dell’associazione che presiede, quando nasce qualche nuovo settore culturale o ricreativo, gli capita di sentire discorsi sulla possibilità di pagare meno tasse. Per il senatore di FdI è importante «evitare il proliferare di questa cultura», che lambisce quella dell’elusione e che «ha influenzato anche lo Stato nei nostri confronti».
Quattro campi d’azione per il Terzo settore
Quindi, Barbaro è entrato nel merito tecnico di quello che si può fare per sostenere il Terzo settore, illustrando dei temi, che si sono già posti al mondo dello sport. Il punto di partenza è la riforma del Codice del Terzo settore, che resta in «un contesto molto complicato». La prima questione riguarda la natura giuridica delle associazioni, che sono state normate nel Codice. «Le associazioni di promozione sociale – ha spiegato – scontano un ritardo enorme rispetto al mondo sport, se non altro per la mancanza di norme fiscali che possano produrre gli stessi risultati che la fiscalità vantaggio ha prodotto nello sport».
Barbaro ha ricordato che nel mondo dello sport le associazioni semplici sono ormai il 2-3% del totale a fronte della stragrande maggioranza di Asd. Un risultato conseguito grazie a un percorso chiaro dal punto di vista fiscale non ancora intrapreso dal terzo settore, per il quale però il primo passo da compiere è quello di un censimento.
Natura giuridica delle associazioni, temi giuslavoristici e reti nazionali
Il secondo punto riguarda gli aspetti giuslavoristici, che nel mondo dello sport hanno portato a risultati interessanti, ma che, anche nella cornice di una mancanza di chiarezza su cosa si debba intendere per “lavoro” nel mondo del volontariato, attraendo lavoro a tempo indeterminato o para subordinato, comportano dei rischi «per i processi di conservazione in tutto il mondo del volontariato». Terzo tema, quello delle reti nazionali. «Anche nel mondo dello sport – ha premesso Barbaro – esistono ancora delle anomalie, ma attraverso la definizione di “organismo sportivo” il ruolo di intermediazione delle rete nazionale nello sport è chiaro. Il Terzo settore, invece, ancora non gode delle stesse protezioni che hanno gli organismi sportivi. Si tratta di questioni tecniche, su cui però è importante riflettere, perché – ha avvertito il presidente dell’Asi – come sottolineato da Gianni Alemanno, il rischio di disintermediazione è sempre dietro l’angolo».
Barbaro: «Nel Terzo Settore l’Italia può essere guida in Europa»
Infine, il ruolo che può svolgere l’Italia in Europa, che non rappresenta una criticità, ma un’opportunità. «Esiste una potenzialità enorme che riguarda il Terzo Settore, perché negli altri Stati, pur essendo presenti forme simili a quelle italiane, il rapporto con le Pubbliche amministrazioni, con le istituzioni è molto sfilacciato, non c’è un quadro omogeneo. Noi italiani per cultura della solidarietà, per esperienza e capacità, per competenza in materia possiamo essere il Paese guida nelle dinamiche Ue del Terzo Settore», ha chiarito Barbaro, sottolineando ancora una volta l’importanza del contributo che Ecr può dare per raggiungere l’obiettivo.