Usa, sono già sette gli Stati che hanno vietato l’aborto. Sit in in molte città. Anche i pro life in piazza
Nelle ore successive alla sentenza della Corte Suprema Usa contro l’interruzione volontaria di gravidanza, sono già sette gli stati che hanno subito vietato l’aborto, mentre altri si apprestano a farlo sulla base di ‘trigger law’ già approvate in vista della sentenza.
Secondo quanto riporta la Bbc, il divieto contro l’aborto è scattato subito in Utah, South Dakota, Kentucky, Louisiana, Oklahoma, Missouri e Arkansas. In altri quattro Stati – Alabama, West Virginia, Wisconsin e Arizona- sono state chiuse le cliniche dove si effettuano interruzioni di gravidanza, in virtù di vecchie leggi, precedenti alla sentenza che liberalizzò l’aborto nel 1973, che ora sono tornate automaticamente in vigore. In altri stati il divieto scatterà presto, secondo i tempi previsti dalle trigger law. In Wyoming sono previsti cinque giorni di attesa dopo la sentenza e in Mississippi 10. North Dakota, Texas, Tennessee e Idaho aspetteranno 30 giorni.
Vi sono poi degli Stati le cui leggi anti aborto sono state bocciate in passato dalla Corte Suprema e che intendono ricorrere per poterle riportare in vigore. Battaglie legali di questo tipo sono previste in Michigan, Ohio, Georgia, Iowa e South Carolina. L’istituto Guttmacher, che si batte in favore dell’interruzione volontaria di gravidanza, prevede che restrizioni all’aborto potranno essere approvate in Florida, Nebraska, Montana e Indiana.
Intanto non si ferma il flusso di manifestanti davanti alla Corte Suprema a Washington. Denver, Atlanta, Chicago e Philadelphia sono alcune delle città in cui si stanno svolgendo le dimostrazioni. Ma anche ad Austin, in Texas, uno degli Stati in cui è già in vigore una legge estremamente restrittiva sull’aborto e che si avvia a vietarlo definitivamente nei prossimi giorni. Al momento tutte le manifestazioni si stanno svolgendo in modo pacifico anche laddove – come nella capitale americana – accanto ai dimostranti pro aborto sono scesi in piazza quelli pro-life che festeggiano la sentenza.