Conte vuol tornare col Pd, ma i suoi lo bloccano: «Prima Letta dica “no” all’agenda Draghi»

28 Lug 2022 18:23 - di Michele Pezza
Conte

Come un embrione trattenuto nel grembo materno dal cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo, così il M5S impedisce a Giuseppe Conte di riannodare il filo spezzato con il Pd. Leggere per credere l’intervista rilasciata dall’ex-premier al giornale online Tpi.it e la successiva correzione di rotta ad opera di non meglio specificate «fonti pentastellate». Ma procediamo con ordine. Dice Conte: «(…) Un dialogo col Pd non lo escludiamo. Ci saranno le premesse solo se il Pd vorrà schierarsi a favore dei più deboli, del lavoro, dei più giovani, delle donne».

Conte intervistato dal sito Tpi.it

Un’apertura innegabile, che trova conferma in altri passaggi dell’intervista. Come quando afferma di non restare «indifferente» di fronte al «rischio di una vittoria netta del centrodestra». Ma ci sono anche gli aspetti che non funzionano nel rapporto con Letta. A partire dalla «diagnosi della gravità della situazione che sta attraversando il Paese e la necessità di reagire. Proprio su questo – ha aggiunto – si è prodotta una progressiva divergenza di vedute». Una divergenza che ha portato Letta ad «affidarsi fideisticamente» alla cosiddetta “agenda Draghi“.

Il nodo termovalorizzatore

Analoga scelta avrebbe potuta farla anche il M5S sempre che, sottolinea polemicamente Giuseppi, «fosse stata resa nota anche a noi». Invece, recrimina, non ne hanno nemmeno discusso. Resta il nodo del termovalorizzatore di Roma, il vero pomo della discordia con il Pd dopo che il sindaco Gualtieri si è detto disponibile a realizzarlo. È la causa che ha scatenato l’ira funesta di Conte. Che giustifica il niet dei 5Stelle con la transizione green. Per il capo dei 5Stelle, sul punto, da parte degli esponenti del Pd, a partire proprio da Gualtieri, c’è stato un vero e proprio voltafaccia. Parole amare, simili a quelle di un amante deluso, ma che non ha comunque perso la speranza di una rappacificazione.

La precisazione dei 5Stelle

Un elemento psicologico bene quando Conte rivendica i risultati del governo giallorosso: «Un’esperienza concreta che ha prodotto frutti positivi per il Paese, giudicata positivamente anche all’estero». Ma la sua apertura a Letta dura il classico spazio di un mattino, giusto il tempo della perentoria precisazione pentastellata. secondo queste fonti, infatti, la riposta di Conte «non è in alcun modo da intendersi come una riapertura alla possibilità di una alleanza col Pd in questa campagna elettorale». L’ex-premier, si legge ancora nella nota 5Stelle, «ha voluto semplicemente chiarire che in prospettiva futura ci potranno essere le premesse per un dialogo solo se il Pd abbandonerà l’agenda Draghi e sposerà un’agenda autenticamente sociale ed ecologica».

 

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