Dl Aiuti, l’infinita pantomima M5S: nessuna decisione. Telefonata tra Conte e Draghi
È durata cinque ore la riunione del Consiglio nazionale del M5S con Giuseppe Conte sulla linea da tenere domani al voto di fiducia al dl Aiuti in Senato. E, comunque, non è bastata. Al termine dell’incontro, i grillini hanno continuato a prendere tempo e si sono aggiornati alle 19.30 per una nuova riunione, che poi a stretto giro sarà seguita dall’assemblea congiunta dei parlamentari. Inoltre, secondo quanto emerso entro la serata di oggi potrebbe tenersi un nuovo incontro tra Conte e Draghi. Nel frattempo, comunque, è emersa la notizia di una telefonata tra i due durante una pausa del Consiglio nazionale.
Verso un nuovo incontro tra Conte e Draghi
Secondo quanto riferito dall’Adnkronos, contatti tra Palazzo Chigi e il quartier generale grillino di via di Campo Marzio ci sarebbero stati già in mattinata. Il tentativo sarebbe quello di trovare una via d’uscita in zona Cesarini, senza andare alla prova di forza in Aula al Senato. Nelle prime battute del Consiglio nazionale era circolata la voce secondo cui stava prendendo piede l’ipotesi di consumare lo strappo, nonostante l’apertura di ieri di Draghi sul salario minimo. Dunque, linea dura sul decreto con uscita dall’Aula al momento del voto, ma senza per questo dover uscire poi dal governo.
Il Consiglio nazionale del M5S spaventato dalla linea dura sul decreto
Successivamente, però, avrebbe iniziato a prevalere una linea più morbida, anche alla luce delle considerazioni sul fatto che una mossa di quel tipo avrebbe di per sé messo a rischio la tenuta del governo, sulla quale lo stesso Draghi ieri in conferenza stampa è stato piuttosto chiaro nel dire che l’esecutivo «con gli ultimatum non lavora, perde il suo senso di esistere» e che «se si ha la sensazione che sia una sofferenza straordinaria stare al governo, bisogna essere chiari». Dunque, basta tira e molla: o dentro o fuori. Un messaggio al quale si è allineato oggi anche Matteo Salvini, il quale è stato parecchio più esplicito: «Se i Cinquestelle non votano il decreto della maggioranza fine, si va a votare».
I senatori avvertono: «Un’inversione a U non l’accetto»
«Ci stiamo confrontando, è ancora presto per dire che lasceremo l’Aula. La possibilità c’è, ma stiamo soppesando le possibili conseguenze, perché i timori e i dubbi ci sono», sono state le parole di una fonte presente al Consiglio nazionale, mentre la riunione era ancora in corso e si faceva strada la possibilità, anche, di un voto favorevole al decreto. Resta comunque il problema dei senatori che, in attesa di incontrare Conte stasera, sono attualmente per la grande maggioranza propensi a non partecipare al voto e nella misura di una decina sarebbe per votare proprio contro il decreto, mentre l’ipotesi di un voto a favore non sarebbe affatto contemplata. «Una inversione a U io non l’accetto», è stato il messaggio di un senatore. Intanto, oggi si registra l’astensione in Commissione Bilancio.