Due piccioni con lo stesso Fico: col doppio mandato Grillo ripristina anche l’«uno vale uno»
Triste destino quello di Roberto Fico: a meno di un miracolo, infatti, lo ricorderemo come il primo presidente della Camera non ricandidato dal suo partito. Ma tant’è: il nodo del doppio mandato era diventata una questione di vita o di morte (politica). E Beppe Grillo non se l’è sentita di preferire la deroga alla regola. Evidentemente, il divieto di terza candidatura rappresentava ai suoi occhi l’estremo appiglio cui dondolarsi per evitare la piena omologazione del Movimento agli altri partiti. Dicendo “no” a Fico e ad altri 48, tra cui molti big, l’Elevato non ha solo riaffermato l’intangibilità di un principio costituivo del M5S, ma ha voluto soprattutto iniettare un po’ di carburante identitario nell’avariato motore pentastellato nella speranza di recuperare qualche goccia del mare di consensi perduti in soli quattro anni.
Fico è il primo presidente della Camera non ricandidato
Senza tralasciare che l’applicazione senza riguardi del divieto riporta in circolo come effetto collaterale l’antico principio dell'”uno vale uno“, finora desaparecido. Ne è riluttante testimonial proprio Fico, la terza carica dello Stato, l’ultima autorità politica (insieme alla Casellati) consultata da Mattarella prima di procedere allo scioglimento delle Camere. Chissà se già in quel frangente aveva immaginato che sarebbe finita così. Un epilogo inedito nella storia della Camera. Prima di lui toccò a Bertinotti, nel 2008, e a Fini, nel 2013, non ritornare in Parlamento. Ma in quel caso fu per deficit elettorale.
Decide solo l’Elevato. Conte non pervenuto
Per Fico è diverso: Grillo (non re travicello Conte) lo ha gettato via come una scarpa vecchia in omaggio all’antico brocardo del summum ius, summa iniuria, un aforisma giuridico apprezzato persino da Cicerone. I latini lo citavano per dire che l’applicazione più rigorosa del diritto si risolve spesso in una somma ingiustizia. Non sappiamo se possa attagliarsi al caso di Fico, ma di certo vi può trovare motivo di consolazione. Del resto, la regola era ben nota a tutti. Segno evidente che i grillini credevano bastassero due legislature per cambiare il mondo. Purtroppo per loro, la realtà si è mostrata più coriacea dei loro propositi e anche l’iconica scatoletta è praticamente intonsa. Anche per questo il tonno, commosso, ringrazia.