“Facite ‘a faccia feroce”. Letta-Franceschiello ai suoi: «Da oggi comunicate con occhi di tigre»
A tavola si gusta l’occhio di bue, sotto il piede può crescere l’occhio di pernice mentre da oggi la politica fa i conti con l’occhio di tigre. Proprio così. Tutto merito di Enrico Letta e del suo perentorio ordine ai compagni del Pd: «Comunicate con occhi di tigre». Non sappiamo se imputare tale spassionato consiglio alle letture salgariane della sua adolescenza. Di certo, il segretario dem è riuscito a bucare il muro dell’informazione in giornate occupate dalla crisi di governo. E poco importa se in pegno ha dovuto rendere un piccolo tributo al ridicolo: la campagna elettorale è partita e davvero non c’è tempo né posto per titubanze o per drammi della delicatezza. Certo, fa uno strano effetto vedere Letta a tal punto pugnace da spronare i suoi a sfoderare gli occhi del più aggressivo dei felini.
Il leader: «Occhi di tigre significa determinazione»
Sembra quasi il remake di «metti un tigre nel motore», indimenticata pubblicità del Carosello degli anni ’60 e ’70. Che sia stata proprio questa vecchia réclame ad ispirarlo, previa sostituzione del motore con il partito? Più no che sì, almeno alla luce discriminazione di genere annidata nello spot (“il tigre“), assolutamente incompatibile con i profondi convincimenti di Letta, da sempre assertore delle pari opportunità in ogni campo. Compreso quello largo, che gli infausti eventi politici di queste ore, tutti di chiara marca grillina, hanno in realtà ristretto assai. Circostanza – questa sì – che spiega meglio di ogni altra l’endorsement di Letta in favore della strategia degli occhi di tigre.
Il (falso) precedente del Regio esercito borbonico
Quel che il leader del Pd forse non sa, è che essa non è nuova. Già, prima di lui era stato il Regio esercito borbonico a puntare sulla micidiale arma della mimica facciale. Anzi, a dar retta ai detrattori del Regno delle due Sicilie, pare esistesse una vera e propria gradazione della marzialità che le truppe dovevano osservare durante le parate. Si partiva dal «facite ‘a faccia feroce» per poi passare al «facite ‘a faccia cchiù feroce», fino a sublimare nel «facite ‘a faccia ferocissima» quando i soldati sfilavano davanti alle autorità. Purtroppo o per fortuna, il piglio marziale non bastò a scansare la sconfitta militare. Così come tutto autorizza a immaginare che gli occhi di tigre di cui sopra non servirà a Letta e a compagni di perdere prima le elezioni e poi il governo.