Feltri: “Sarà una campagna elettorale più violenta delle altre per colpa di Letta: non ha scampo”

25 Lug 2022 8:31 - di Gabriele Alberti
Feltri

Vittorio Feltri è un osservatore navigato degli snodi cruciali che segnano le elezioni nel nostro Paese. E se scrive di prevedere “una campagna elettorale con i pugnali tra i denti, senza dubbio più violenta delle altre“, c’è da credergli. Soprattutto alla luce degli attacchi forsennati che da sinistra e dalla stampa amica stanno piombando sul centrodestra a trazione Meloni. “Il fango” internazionale e nazionale dei media parla chiaro, come ha avvertito la leader di FdI avvertendo simpatizzanti ed elettori di”aspettarsi di tutto” da qui al 25 settembre. La responsabilità del clima aggressivo che sta caratterizzando la campagna elettorale è tutta del Pd, scrive Feltri nell’editoriale su Libero oggi in edicola. Anzi di Enrico Letta soprattutto.

Feltri: Letta si proclama dalla parte della ragione e rifiuta il dialogo

Quando un leader afferma che «Siamo assolutamente consapevoli di essere dalla parte della ragione», come ha dichiarato il segretario dem, vuol dire che siamo in presenza di una sinistra “autoconvinta di essere simulacro di verità inoppugnabili.  Una sinistra che si dice democratica eppure sempre più sicura che un unico pensiero abbia valore e sia dunque ammissibile: ovvero il pensiero che essa stessa esprime”. Pertanto siamo in presenza di  una sinistra che non è disposta ad ascoltare “non solamente coloro che la pensano in maniera avversa ma neppure la gente comune, da cui si procura con cura di tenersi alla larga”, scrive Feltri.

La “patologia” della sinistra la legittima ad insultare l’avversario

Una sinistra pur piena di contraddizioni “che non ha alcuna intenzione di mettersi in discussione”, non è una sinistra disposta al dialogo dialettico e costruttivo. Persegue – annota Feltri – nella sua politica che “cerca di scardinare identità e radici; demonizzando persino la storia di un popolo e di una Nazione, che ha trasformato in vizi, crimini e peccati. Persino l’amore di patria per i radical-chic è qualcosa di riprovevole e non uno dei sentimenti più elevati che possa provare un essere umano, un cittadino. Salvo poi riscoprire, ovviamente, l’amor di patria quando la patria non è la nostra, bensì l’Ucraina. In quel caso richiamarsi a determinati principi non è più sintomo di strisciante fascismo. La sinistra, insomma, è piena di contraddizioni”.

Feltri: Letta rivendica la sua superiorità legittimando l’aggressività

Ciò appurato, va da sé che i toni, le accuse di fascismo alla Meloni, la delegittimazione dell’avversario diventano una tattica legittima per sinistra e Pd a un passo dalle urne. Si tratta di una “patologia”, scrive il direttore editoriale di Libero. “Una ingiustificata supponenza morale e intellettuale che  li induce, sulla base di tale persuasione, a lasciarsi andare anche ad atteggiamenti che potremmo definire aggressivi”. Ecco perché  questa campagna elettorale si giocherà in maniera aggressiva su questa “patologia”. Una ‘chiamata alle armi’ delle forze politiche civilizzate contro una manica di pericolosi ‘impresentabili’ che si appropinquano al governo del Paese. Lo ha dichiarato Letta: o con me o con la Meloni.

Per il Pd gli avversari saranno sempre “indegni, inferiori e fascisti”

Dunque le “armi” di tale tattica sono dal punto di vista della sinistra pienamente legittime: chi vuole prevalere “su chi non manifesta la loro medesima visione, è indicato per questo come soggetto inferiore; subalterno, sciocco, pericoloso, indegno; diciamo anche “fascista”, per sintetizzare. Allorché i sedicenti democratici devono ribattere ad un avversario politico, ecco che ricorrono all’insulto, alla ghettizzazione, alle accuse infamanti di razzismo, omofobia, sessismo. Essi non conoscono altra maniera di interloquire” . Ecco perché la previsione di  una campagna elettorale con i pugnali tra i denti, è più che una previsione, è certertezza . “Sia perché i tempi sono brevi sia perché la sinistra è in evidente difficoltà e non ha scampo dalla sconfitta”. Ecco perché ha fatto bene la Meloni a richiamare la campagna di fango che si è messa in moto contro di lei un minuto dopo la caduta del governo Draghi.

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