Guai in vista per il presidente Usa: Biden junior nel mirino dei giudici federali per ‘torbidi’ affari
Nuovi guai per il presidente Usa, Joe Biden a pochi mesi dalle elezioni di mezzo mandato per colpa del rampollo della famiglia: il figlio Hunter. Finora la grande stampa democratica americana aveva bollato come “disinformazione russa” le notizie poco edificanti sui “torbidi” affari di Biden junior. Oggi è la Cnn a fare luce sulle indagini federali che riguardano le attività di Biden junior. Che sarebbero a una svolta, riporta l’emittente. “Insieme alle discussioni tra i pubblici ministeri del Delaware, gli investigatori che gestiscono l’indagine e i funzionari del quartier generale del Dipartimento di giustizia”.
Nei guai il figlio di Biden, Hunter
Le accuse che potrebbero essere formulate contro Hunter Biden riguardano presunte violazioni fiscali. E una falsa dichiarazione in relazione all’acquisto di un’arma da fuoco del figlio del presidente. Quando sarebbe stato proibito farlo per la sua, ampiamente nota, tossicodipendenza. L’indagine del Dipartimento di Giustizia si è concentrata sulle attività finanziarie e commerciali di Hunter in Paesi stranieri. Come l’Ucraina e la Cina. Che risalgono al periodo in cui il padre era vicepresidente degli Stati Uniti. Ma gli investigatori, secondo la Cnn, hanno esaminato una serie di “condotte più ampie”. Cercando di capire se Biden junior e i suoi associati abbiano violato le norme relative al riciclaggio di denaro. E al finanziamento illecito della campagna elettorale.
I debiti e i torbidi affari in Ucraina e Cina
Come ricorda La Stampa, Hunter aveva accumulato un debito di quasi 500mila dollari fra il 2018 e il 2019. La maggior parte con l’Irs e circa 120mila dollari con le banche che gli avevano bloccato linee di credito. E l’uso del bancomat. Il commercialista di Biden gli aveva comunicato ammanchi nel 2018, una compilazione del “730” americano parziale e un debito che già nel 2015 – quando il padre era vicepresidente – ammontava a 158mila dollari.
Le mani in pasto del comparto dell’energia
Hunter Biden e i suoi soci gestivano grandi affari in Cina. Hunter e suo zio, Jim Biden, avrebbero stipulato un accordo con il conglomerato energetico cinese Cfec China Energy. E contattato l’uomo d’affari e donatore democratico Tony Bobulinski per gestire l’operazione. Secondo la ricostruzione del New York Post, Ye Jianming, al tempo presidente di Cefc, avrebbe regalato a Hunter un diamante da 3,16 carati dal valore stimato in 80.000 dollari.
Lo strano compenso di 10 milioni di dollari
Tre settimane dopo la fine dell’incarico del padre alla vicepresidenza, nel 2017, Hunter vola a Miami per incontrare il presidente Ye giunto in Florida per il Miami International Boat Show. Durante una cena privata, il presidente del colosso cinese fa un’offerta importante al figlio del Presidente Usa. Un compenso di 10 milioni di dollari l’anno per relazioni e “presentazioni” in Occidente a beneficio del conglomerato cinese. Insomma il rampollo di casa Biden gestisce da tempo rapporti politicamente imbarazzanti con l’estero. La la giustizia americana sta indagando e l’inquilino della Casa Bianca trema.