I tormenti di Conte: “truppe” alla deriva e lui si aggrappa a tutto pur di non restare in ginocchio
Sono ore cruciali per un Giuseppe Conte in ginocchio, che non ha la forza di rialzare la testa. La tentazione di uscire dalla maggioranza è forte anche se i rischi e le fibrillazioni sono tanti. Le “truppe” sono alla deriva. Divise sulle scelte, terrorizzate dai sondaggi. La decisione da prendere è difficile nonostante ciò, come dicono alcuni, resta sul tavolo quella di togliere l’ossigeno a Draghi. Il leader dei 5S da una parte vuole sbattere la porta, dall’altra teme che, se staccherà la spina, verrà accusato di portare l’Italia verso le elezioni anticipate, mettendo così a rischio i fondi del Pnrr e la legge di bilancio. Per ora gli occhi sono puntati sull’incontro con il premier.
Conte e l’incontro con Draghi
C’è attesa per il faccia a faccia con Mario Draghi. L’ipotesi che sta prendendo campo è quella di lasciare al premier il cerino in mano e quindi la scelta di accettare o meno un compromesso sulle richieste del M5S. Un altro obiettivo di Conte è quello di far capire e dimostrare che le tensioni con il premier sono solo politiche e non di carattere personale. E proprio per questo in queste ore è impegnato a definire una lista di priorità. I punti “imprescindibili” sono: armi, salario minimo, reddito di cittadinanza, termovalorizzatore di Roma. Su armi e termovalorizzatore pare che però non ci sia alcuna intenzione di trovare una mediazione.
Conte, i ministri che fanno da pontieri
La scelta di mollare tutto agita il M5S. Alcuni ministri cinquestelle cercano di contenere i mal di pancia di chi vorrebbe dare al governo solo un appoggio esterno o uscire dall’esecutivo. Tra questi c’è Fabiana Dadone, titolare delle Politiche giovanili. «Credo che su questo siamo stati abbastanza chiari nel dire che in realtà l’ipotesi di appoggio esterno non è percorribile». «Personalmente – prosegue – credo che la permanenza nel governo sia la scelta giusta».
Dadone: «La permanenza è la scelta migliore»
Siamo in «una fase storica nella quale non ci si può permettere questo tipo di scelta e credo che il presidente Draghi sia stato molto chiaro su questo: non vede governi oltre questo e senza di noi non può vedere il prosieguo di questo governo. Per cui – conclude Dadone – credo che la permanenza sia la scelta migliore». Sulla stessa linea anche Federico D’Incà. Ma poi ci sono quelli che sperano in un addio a Draghi al più presto. Le prossime ore saranno, quindi, decisive per capire quale strada prenderà il M5S e di conseguenza il governo. Ma anche quale sarà il futuro di molti parlamentari cinquestelle sui quali pende l’incognita di una riconferma in Parlamento nella prossima legislatura.