Il solito Fedez contro i cattolici: il Gay Pride è come la Pasqua e se vi offendete va bene…
La sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, “è una merda”. Arriva Fedez e la sua contro-sentenza dopo quella che negli Usa vieta l’aborto secondo la narrazione corrente. In realtà si tratta di una sentenza che delega agli Stati la soluzione del quesito abortosì-aborto no.
Ma Fedez si rivolge su Instagram ai suoi fan e utilizza il linguaggio banalizzante dei social. Ce lo ricordiamo testimonial agguerrito della legge Zan e oggi non si tira indietro dinanzi all’occasione di comiziare un po’ anche sull’aborto.
Il rapper, in Puglia per partecipare a ‘Battiti Live’, ha parlato anche del fatto che “in Italia i movimenti pro-vita hanno tentato subito di cavalcare la cosa per riaprire il dibattito anche qui, ma il Vaticano prima di prendere posizione su questo, dovrebbe disinvestire dalla case farmaceutiche che producono anche pillole contraccettive”. Fedez ha parlato anche del gay pride (oggi è atteso quello di Milano): “Il Gay Pride è come la Pasqua, non si sa mai in che giorno cade. Vabbè, associare il Gay Pride alla Pasqua è strano. Ma se si offendono solo i cattolici va bene”, ha scherzato Fedez.
Ma perché questo desiderio di infilzare i cattolici con battute e sbeffeggiamenti? tra l’altro sarebbe bastato a Fedez leggere qualche articolo per apprendere che il Vaticano non ha affatto riaperto la questione aborto né ha chiesto la rivisitazione della legge 194. La Chiesa non considera l’aborto un diritto e questo è pacifico, non serviva certo la sentenza della Suprema Corte Usa. In più, il Vaticano non solo non ha auspicato, dopo quella sentenza, la revisione delle legge sull’interruzione di gravidanza ma ne ha chiesto il potenziamento e l’applicazione anche di quella parte, rimasta lettera morta, in cui si parla di tutela della maternità.
Non è un’invenzione clericale. Sta scritto nero su bianco nella legge 194. Che forse Fedez non ha mai letto. Ecco infatti cosa recita l’articolo 1: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”.
Il Vaticano anzi, dopo la sentenza Usa, ha assunto una posizione realista e responsabile. E lo ha fatto attraverso l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della pontificia Accademia per la Vita. Il quale, intervistato dal Corriere della sera, si è augurato che non tornino guerre ideologiche. E ha ricordato che esiste, certo, il tema dei diritti e dell’aborto clandestino ma anche quello della denatalità.
Del resto qualche tempo fa ci aveva pensato papa Francesco a ribadire il punto di vista della Chiesa sull’aborto: “C’è lo scarto dei bambini che non si vogliono ricevere. E con quella legge dell’aborto che li uccide, oggi questa è diventata una prassi “normale”. Che è bruttissima perché è un omicidio. Per capirlo bene ci aiuta porci una doppia domanda: è giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per affrontare una difficoltà? Perché questo è un aborto”.
Quanto a Fedez già un anno fa si era reso protagonista di una querelle sull’aborto. “Appello a tutti i preti: Non rompete le palle alle donne che scelgono di abortire. Grazie”. Così aveva scritto sul suo profilo twitter, replicando al tweet di don Mirco Bianchi che aveva osato taggarlo senza chiedergli il permesso, in un post pacifico: “Appello agli influencers: aiutiamo ad aiutare a far nascere e non a fare abortire”.