Il vaccino Covid sui bambini protegge molto meno delle aspettative. Ecco i risultati di uno studio

1 Lug 2022 16:22 - di Giorgia Castelli
vaccino

Arrivano i primi risultati sull’efficacia del vaccino anti-Covid sui bambini. Nella fascia dai 5 agli 11 anni l’efficacia del vaccino è risultata più bassa rispetto a quella riscontrata negli studi autorizzativi, con una protezione del 29% contro l’infezione e del 41% contro la malattia grave. Per i non vaccinati l’incidenza delle forme severe della malattia è risultata doppia rispetto a chi aveva fatto le due dosi. Questi i risultati di uno studio dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute, pubblicato dalla rivista Lancet. I ricercatori hanno esaminato i dati di oltre un milione di bambini vaccinati con due dosi, 134mila con una dose e 1,8 milioni di non vaccinati.

Covid e vaccino, primo studio sui bambini italiani

L’efficacia è stata stimata incrociando i dati del Sistema di sorveglianza integrata Covid-19 e quelli dell’anagrafe vaccinale nazionale, prendendo in considerazione tutti i bambini tra i 5 e gli 11 anni che non avevano avuto una diagnosi di infezione precedente seguiti tra il 17 gennaio e il 13 aprile 2022, un periodo caratterizzato dalla dominanza della variante Omicron.

L’efficacia del vaccino sui bambini

Nel periodo considerato sono stati notificati al Sistema di sorveglianza circa 767mila casi nella fascia 5-11 anni. L’incidenza più alta si è avuta nel gruppo dei non vaccinati (426,9 ogni 100mila “giorni-persona”), e la più bassa nei vaccinati con due dosi (234,5 ogni 100mila giorni-persona). Sempre nel periodo considerato, si sono verificati 644 casi severi di Covid-19, tutti ospedalizzati. Tra questi si sono verificati 15 ricoveri in terapia intensiva e due decessi, solo tra i non vaccinati.

La malattia severa è risultata doppia nei non vaccinati

L’incidenza di malattia severa è risultata doppia nei non vaccinati (0,6 ogni 100mila giorni-persona contro 0,3). «L’analisi – sottolineano gli autori nell’articolo – si riferisce a uno specifico periodo in cui era predominante la variante Omicron. Anche una protezione moderata ha contribuito in maniera significativa a ridurre gli effetti dell’infezione, soprattutto quelli più gravi, come dimostra la differenza di incidenza dei casi severi nei due gruppi».

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