La crisi vista dal Colle. Mattarella detta i tempi: mercoledì o c’è il governo o si corre al voto
La dead line è fissata a mercoledì prossimo. Chi immaginasse mosse successive a quella data per scongiurare il ricorso alle urne, è pregato di informarne al più presto l’oste per non trovarsi nell’imabarazzante condizione di chi i conti li ha fatti da solo. E sì, perché il “fattore T“, inteso come tempo, è una variabile tutt’altro che irrilevante per Sergio Mattarella. A dar retta alla Stampa, è proprio intorno al “fattore T” che il Quirinale avrebbe infatti cesellato il proprio “piano B” per condurre l’Italia fuori dalle secche della crisi di governo. Di che si tratta? Per quanto strano possa apparire, alla luce della prudenza sempre manifestata da Mattarella rispetto all’ipotesi di scioglimento anticipato del Parlamento, parrebbe proprio questa la soluzione cui pensa l’Inquilino del Colle.
Mattarella esclude incarichi esplorativi e consultazioni
Draghi vuol restare a Palazzo Chigi? Il governo va avanti. Non vuole? Si vota. Una sorta di rito abbreviassimo che salta tutte le liturgie del caso per restituire direttamente e immediatamente la parola al popolo sovrano. Il rispetto del Parlamento impone al Quirinale riserbo assoluto circa eventuali date possibili per il ritorno alle urne, ma già circolano quelle del 25 settembre in uno con la prima domenica di ottobre. Sia come sia, Mattarella non avrebbe alcuna intenzione di tenere le Camere a bagnomaria in attesa di estrarre un coniglio dal cilindro. E si capisce: in Italia non si è mai votato in autunno per la concomitante sessione di bilancio.
Il nodo della legge di bilancio
Ma nulla impedirebbe al nuovo governo di varare entro l’anno la legge finanziaria scongiurando il ricorso all’esercizio provvisorio del bilancio nei primi mesi del 2023. In più c’è l’implementazione delle misure del Pnrr, senza trascurare la guerra in corso e le turbolenze dei mercati. La scelta di affidare al “fattore T” il rango di seconda opzione finisce anche per drammatizzare la crisi, rendendo ancor più evidenti le responsabilità dei 5Stelle. Un effetto collaterale che esula dagli obiettivi di Mattarella e che si sprigiona da solo. Lo si coglie appieno nelle parole pronunciate da Matteo Renzi all’assemblea di Italia Viva: «Chi andrà alle elezioni con il M5S andrà senza di noi. Se il Pd vorrà inseguire i populisti faccia pure. Noi con la scissione abbiamo salvato la nostra anima e la nostra dignità». A conferma che la campagna elettorale è già partita.